Down the river è l’essenza della vita: tutto scorre proprio come l’acqua; la simbologia che propone Valerio Bruner nel suo mini disco “Down the river”, realizzato con The dirty Wheels, si coglie già dalla copertina (disegnata da Ivano Bruner) e poi l’ascolto dei brani conferma questa idea.
La mia canzone “Down The River” che dà il titolo al reading musicale si rifà alla cultura dei Nativi Americani per i quali il fiume è simbolo di vita, intreccio continuo di passato, presente e futuro: da dove veniamo, chi siamo e dove vogliamo andare. E proprio nella cultura nativa il numero 7 ha un significato estremamente importante: il legame tra l’uomo e il divino. Il 7 è infatti la somma del 4 (i quattro elementi aria, acqua, terra e fuoco) e del 3 (il triangolo, principio, mezzo e fine).
Un viaggio nel centro della musica, della vita suonata in maniera essenziale non come diminutio ma come mezzo per raggiungere l’essenza della musica, regina incontrastata della vita di Bruner. La sua voce, ascoltata anche in live, è un dono gestito in maniera eccellente dal cantante che è capace di restituire un mondo di sfumature avvolgenti e respingenti all’ascoltatore che con lui ha il senso continuo di fare un viaggio. Al primo ascolto mi sono sentita nelle atmosfere della fortunata serie “True detective” dove i protagonisti cercano di risolvere un caso molto intricato ma soprattutto cercano di risolversi come uomini. Inutile sottolineare l’influenza che Springsteen ha avuto su Brner evidentissima nell’album
Proprio come la vita i protagonisti di Bruner sono anime dannate alla ricerca di un senso ancora per vivere e la ricerca verso la vita continua con determinazione. Lo stile di ogni brano è differente eppure sembra un film in cui dopo un intro e uno svolgimento si arriva alla meta, esiste, quindi una coerenza interna, pure nella profonda differenza dei brani.
The night was dark and the moon was bright apre il lavoro e sembra, pur con la sua pienezza un preludio di quel che succederà poi; seguita da Gone By rhe wind un inno rabbioso verso ciò che non è riuscito a materializzarsi, a concretizzarsi, utopie disattese. Dopo Hey bartender e Fre Fallin’ si arriva a Down the river, che come detto, raccoglie il senso di tutto il lavoro e quindi della vita.
Un canto degli ultimi che però hanno voce e si propongono pura tra mille difficoltà, è un motivo che nel percorso artistico di Bruner si ritrova anche in teatro; questo autore, cantautore musicista, è un profondo conoscitore, estimatore della cultura americana ma in genarle della storia, nelle cose, così come nella vita, ricerca un senso, in maniera anche violenta, forte, rude. Utilizza la lingua inglese e non potrebbe fare altrimenti per il suo stile anche perché lo padroneggia molto bene.
Colpisce molto questo lavoro per la sua malinconia e forza ad un tempo.