Dalla serie tv Rex e diversi impegni tra cinema e televisione, Domenico Fortunato presenta il suo debutto dietro la macchina da presa con un progetto filmico coprodotto da Rai Cinema. Sentiamo cosa ci racconta l’attore-regista in questa interessante intervista.
Domenico, la tua Matera capitale della cultura. Contento?
«Sono felice di una felicità immensa per la vittoria di Matera e per questa proclamazione. Per Matera e per la Basilicata si tratta di una grande opportunità, unica ed irripetibile. Matera e la Lucania avranno così la possibilità di far conoscere al mondo tutta la bellezza di una terra antichissima e di un piccolo popolo di un fazzoletto di terra unico al mondo. La Basilicata è da sempre abitata da gente mite, umile, operosa, instancabile che creato con il suo lavoro inesauribile per secoli dei luoghi di rara bellezza ed il valore di una cultura della civiltà contadina ad alto tasso etico e morale. Matera e la Basilicata sono gli unici luoghi del sud dell’Italia in cui non è mai nata una organizzazione malavitosa di stampo mafioso. Sono nati in Basilicata invece uomini di ingegno, di cultura e dell’arte che hanno donato al mondo in silenzio senza clamore opere preziose ed eterne. Oggi ancora più di sempre sono orgoglioso d’essere materano e lucano. Da oggi in poi, Matera e tutta la Basilicata non dovranno perdere un attimo per continuare a lavorare fino al 2019 e dimostrare perché hanno meritato di diventare Capitale Europea della Cultura.»
Ricordi il primo giorno sul set di “Rex”?
«Si, lo ricordo molto bene. Arrivai su quel set nel 2010. La troupe girava tutta insieme da tre anni. Era un gruppo affiatatissimo. Ero l’ultimo arrivato. Nessuno si occupava di me. Poi ad un certo punto si preparava una inquadratura in cui c’eravamo da soli Rex ed io. Di fronte a noi, in cima ad una scala c’era il direttore della fotografia, Massimo Lupi con l’esposimetro in mano che dosava la luce. Massimo guardando verso di noi disse: “il cane 5 centimetri
Più a sinistra”. Io chiesi: “Quale dei due?” La troupe scoppiò in una fragorosa risata. Così si ruppe il ghiaccio e mi dissero che ero il benvenuto…»
Cos’è cambiato da allora?
«Tante cose. Sono cambiati i produttori esecutivi, gli sceneggiatori e sette registi. Anche gli addestratori di Rex. Di conseguenza i punti di vista di tante cose sono cambiati. Ed io ho trovato ogni due serie un partner nuovo. Ho avuto Capparoni, Bassi ed ora Francesco Arca.»
Qual è il tuo rapporto con Francesco Arca sul set e fuori dal set?
«Con Francesco mi diverto moltissimo. Giochiamo sempre. Siamo sempre di ottimo umore. Ci divertiamo tanto sul set. Ci piace il nostro lavoro. La nostra intesa professionale e forte. Fuori dal set siamo diventati amici. Andiamo allo stadio insieme, anche se lui è romanista ed io sono interista. Ci piace mangiare insieme. Siamo due bravi cuochi.»
Guardavi la serie prima di entrare nel cast?
«Si, l’ho vista con tutti e tre gli attori che hanno preceduto il mio ingresso nella serie.»
Cosa succederà nelle nuove puntate?
«Ci saranno tanta suspence, tanta azione, molta commedia ed un Rex in grandissima forma.»
Cosa ti piace del tuo personaggio?
«L’umanità di Monterosso, la sua attenzione ai dettagli, il suo essere un bambinone con Rex, il suo senso di appartenenza alla Polizia, il suo rispetto per il prossimo e per le istituzioni. I suoi movimenti lenti che lo rendono buffo.»
Qual è il tuo ruolo in “Francesco”?
«Sono Guido I il Vescovo di Assisi che si rende conto prima di ogni altro della Santità del giovanissimo Francesco.»
Com’è andata con Liliana Cavani e con un cast così prestigioso?
«È andata benissimo. La Cavani alla sua veneranda età sul set era più dinamica ed energica di quelli più giovani. È stato bello lavorare con tutti gli attori italiani e stranieri. Voglio ricordare fra tutti Rutger Hauer, un attore magico.»
Ci parli del progetto di “Fango e gloria”?
«È un docufilm sulla I guerra mondiale. Ci sono immagini inedite dell’archivio storico dell’Istituto Luce. È un film emozionante dall’inizio alla fine. Racconta la storia del Milite Ignoto.»
Hai avuto varie esperienze cinematografiche in questi ultimi anni. Preferisci il cinema alla fiction?
«Amo tutti e due i linguaggi. Cambiano i modi di scrittura e di riprendere le immagini, ma il mio lavoro di attore è il medesimo. Mi appassiono e cerco grandi motivazioni dentro me stesso.»
Quali sono state le tappe fondamentali della tua carriera?
«Da quando ho iniziato, ogni passo è stato una tappa fondamentale. Anche tutti gli errori sono stati fondamentali perché mi hanno insegnato a non sbagliare. Ed io sbaglio lo stesso. Questo mi rende tollerante con me stesso e con gli altri.»
Quando hai deciso di fare l’attore?
«Da bambino. Sono rimasto sempre quel bambino.»
Ricordi il tuo primo provino e il tuo primo ruolo?
«Vinsi un provino per la puntata zero di una serie che non si fece mai. Lo feci sul palco della scuola d’arte drammatica. Ero un giovane barista che si innamorava della sua compagna di lavoro. Il primo veto grande provino li sostenni con Giuliano Montaldo per la serie televisiva In nome della famiglia. Aprii il mio cuore e mi buttai con verità. Lo vinsi.»
Hai un sogno o un progetto che vorresti realizzare?
«Sì, tanti. Bisogna realizzarli, non raccontarli.»