I Negrita pubblicano, a oltre tre anni di distanza da Dannato vivere, un nuovo album di inediti intitolato “9”. Registrato al Grouse Lodge di Rosemount (Irlanda) e masterizzato da Ted Jensen allo Sterling Sound di New York, il disco contiene 13 brani e recupera le radici più rock della band di Arezzo.
«I nostri dischi – dice Drigo dei Negrita – precedenti nascono all’insegna di viaggi importanti. Questi viaggi ci hanno sempre portato in paesi e territori alternativi rispetto alla scena rock: Brasile, Argentina, Messico, Spagna. Al Grouse Lodge invece abbiamo respirato l’atmosfera che permeava i dischi che abbiamo ascoltato nell’adolescenza».
«Avevamo voglia di tornare alle radici del rock – aggiunge Pau. Da qui la scelta di andare in Irlanda, non certo per abbeverarci musica folk, di cui nel disco non c’è traccia, ma per impregnare ogni senso del sound anglosassone con cui ci siamo formati. E credo che l’atmosfera abbia influenzato positivamente il sound che abbiamo generato: è un album più maturo, forse anche un po’ più “scuro”, con tinte più fosche rispetto ai precedenti».
«Avevamo l’esigenza – dice Fabrizio Barbacci – storico produttore della band – di portare a casa un risultato importante in un periodo relativamente breve. Quindi abbiamo deciso di concentrare il tutto in un paio di settimane di lavoro. Il modo migliore era andare lontano da casa per limitare le distrazioni».
E questo storico studio (Michael Jackson vi soggiornò per sei mesi, ma vi hanno inciso anche i Muse, i R.E.M., gli Snow Patrol, gli Stereophonics e decine di altri) al centro dell’Irlanda distrazioni ne offre davvero poche: «Attorno c’erano soltanto mucche, pecore e galline. In questo ambiente abbiamo ritrovato l’attitudine della band, suonando spesso in presa diretta e arrangiando i vari brani con un approccio antico».
Oggi, a fianco dei tre componenti storici (Drigo Mac e Pau), ci sono altri tre elementi: Cristiano (batteria), che ormai fa parte del gruppo da 10 anni; Ghando, un polistrumentista; e Giacomo (basso), arrivato soltanto un anno fa ma già perfettamente integrato nella band. «Ci sentiamo un po’ come dei Peter Pan della musica», dice Pau. «Non ci interessa fossilizzarci in un genere, abbiamo sempre voglia di scoprire qualcosa di nuovo. E gli ultimi arrivati hanno un ruolo importante in questo senso, ci hanno regalato nuovi entusiasmi… Del resto più passa il tempo, meno abbiamo voglia di integrarci in quelli che sono i cliché imposti dal mercato. Rifiutiamo la logica del talent, vogliamo sentirci liberi, distinguerci dalla massa. Per farlo nel 2015 ci vuole una certa dose di incoscienza. Ma la nostra filosofia è sempre stata quella dei piccoli passi. Da quando è nato, il nostro progetto è in crescita costante. Non abbiamo mai avuto grandi boom, ma nemmeno cali sensibili. Per noi la cosa più importante è suonare. Quel che conta davvero è l’emozione, non il numero degli spettatori. Ovviamente esibirsi in un grande spazio come un palasport ti carica, però con la vista arrivi fino a un certo punto, diciamo che riesci a vedere le prime mille persone. Da quel punto in poi è la gente che deve farsi sentire trasmettendoti il suo entusiasmo».
A proposito di live, i Negrita stanno per iniziare un nuovo tour nei palasport, che partirà il 10 aprile da Firenze.