Barbara d’Urso, ancora una volta, respinge sdegnata ogni accostamento del proprio nome al c.d. Rubygate. Come è noto a tutti gli organi di stampa, il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato delegato dal PM, dott.ssa Boccassini, aveva escluso sin dal marzo 2011 la presenza di Barbara d’Urso nelle circostanze di tempo e di luogo riferite da Karima El Mahroug. Ciò è avvenuto a seguito di indagini intese a verificare l’attendibilità della giovane marocchina, che riguardo alla persona di Barbara d’Urso ha evidentemente detto il falso.
Appare dunque strumentalmente diffamatoria l’estrapolazione dalle motivazioni della sentenza del c.d. processo Ruby di uno stralcio di verbale, reso dalla El Marhoug, del quale era già nota da tempo la falsità.
D’altra parte, con riferimento al falso coinvolgimento della d’Urso nel Rubygate, già il Tribunale di Varese (nello scorso mese di agosto) ha emesso sentenza di condanna al risarcimento del danno, rilevando che sin dal 14 marzo 2011 le investigazioni della polizia avevano smentito le dichiarazioni di Ruby e consentivano di affermare che “al momento della pubblicazione della notizia le indagini dunque erano già ad uno stadio successivo e gli accertamenti esperiti sulle utenze della d’Urso ne avevano già escluso la presenza ad Arcore in concomitanza con la presenza di El Mahroug Karima. Ne consegue che la notizia pubblicata dal quotidiano non può considerarsi veritiera ”.
Pertanto, in relazione a tutte le notizie recentemente ripubblicate, Barbara d’Urso intraprenderà ulteriori iniziative legali intese alla tutela della propria reputazione e al risarcimento del grave danno subito. Inoltre diffida sin d’ora tutti gli organi di stampa dal ripubblicare notizie già documentalmente confutate e volutamente riproposte tramite una sapiente quanto maliziosa estrapolazione di stralci della motivazione che il Tribunale, a soli fini di ricostruzione storica delle contraddizioni della El Mahroug, ha riproposto in motivazione.
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