Luciano Luminelli porta in concorso la sua opera prima Una Diecimilalire il 27 agosto alla 29esima edizione del Festival di Freistadt “Der Neue Heimatfilm” in Austria. Il film sarà presentato in Italia il prossimo 6 settembre al Cinema Madison, evento dove saranno presenti anche gli interpreti: Sebastiano Somma, Gianluca Di Gennaro, Ciro Esposito Gerardo Placido, Chiara Conti, Paola Lavini e Jonis Bascir, Fabrizio Buompastore, Giorgia Palmucci e Francesco Colangelo.
Il film ha già vinto il Grand Prix della giuria alla XIX edizione del Terre di Siena Film Festival come Miglior Film nella sezione film italiani e Sebastiano Somma ha ricevuto il Premio come Miglior Attore dalla giuria presieduta da Pupi Avati che, a proposito del film ha dichiarato: “Un bel film che parla di sentimenti e che ricorda il primo Tornatore”.
Una Diecimilalire è film documento sui quindici anni che vanno dal 1960 al 1975 e che hanno visto lo spopolamento delle aree calabro lucane, pugliesi e campane e una migrazione verso il nord della penisola e nelle nazioni oltre confine. Il film nel suo arco temporale arriva ai giorni nostri.
Il protagonista Vincenzo è un giovane intraprendente e volenteroso, all’età di appena undici anni decide di scappare da un piccolo paesino della Basilicata, abbandonando la sua famiglia per rifugiarsi nella capitale da un fratello calzolaio. Tutto sembra scorrere nel verso giusto ma una triste scoperta sconvolge la sua vita. Vincenzo cerca un ulteriore riscatto per sé e per il fratello aprendo un’attività commerciale e consolidando così la sua affermazione sociale nella capitale, ma sempre con il rammarico di non aver vicino la famiglia d’origine e soprattutto il fratello Giovanni. Torna al suo Paese ormai da uomo adulto, al capezzale del padre morente, portando con sé i ricordi di bambino, da uomo vincente per la sua gente, ma sconfitto nel profondo e vittima del rimpianto per una vita vissuta a metà.
«Con Una Diecimilalire – afferma Luciano Luminelli – ho cercato di raccontare una storia frutto di tanti ricordi che sin da bambino mi hanno accompagnato. Il costume, la società, le abitudini di quell’epoca che hanno fatto da cornice alla mia infanzia e adolescenza, che rappresentano per me un periodo positivo, simbolo di un’Italia vera e autentica. Ho sentito la necessità di parlare di un paese che ormai non c’è più. Un’Italia semplice che andrebbe recuperata, fatta di valori e sentimenti autentici. Vincenzo, il protagonista, è l’emblema di quel Paese povero, giovane del sud che trova riscatto nelle grandi città industrializzate del nord».