Se dovessi sintetizzare la serata di Dimartino del 15 maggio 2015 allo SMAV di Santa Maria a Vico, probabilmente utilizzerei le parole con cui il cantautore ha anticipato il brano “Io non parlo mai”: «Mi piace cantare di cose impossibili, a questo servono le canzoni.»
Il suo ultimo lavoro discografico “Un paese ci vuole” e le prime date del nuovo tour erano attesissimi: nessuna delusione di aspettative.
Ad accogliere i fan fuori il locale casertano è stato lo stesso Dimartino che ha aspettato l’inizio de suo concerto insieme ai ragazzi, chiacchierando del più e del meno ma anche dei paesi in cui molti dei presenti si erano recati per poter ascoltare il disco in anteprima.
“Un paese ci vuole”, infatti, prima di far viaggiare con la mente durante i live, ha portato gli appassionati a scovare il cd nascosto per i piccoli borghi d’Italia.
E il viaggio è continuato sul serio durante il concerto: Dimartino ha rivestito ogni singolo brano di nuovi paesi musicali, conducendo il pubblico per stradine sconosciute che da un semplice cd non sarebbe facile scoprire.
Meravigliosa l’interazione col pubblico, l’intimità che il cantante riesce a creare. Suoni essenziali grazie alla formazione a tre con solo chitarra o basso, tastiere e batteria.
Le andate e i ritorni sono ricorrenti nei testi del cantautore siciliano, Dimartino è il primo viandante. Come diceva un grande poeta però: “Anche i vagabondi ogni tanto tornano ad albergare presso la loro prima dimore”. E questo è quello che accade ad Antonio in quanto uomo prima che musicista, anche se poi scavando meglio e approfonditamente ci sia accorge che ogni suo brano può essere definito casa.
Lo SMAV non era pieno come mi aspettavo, ma le persone presenti hanno riempito tutto lo spazio e sono state luminose quanto le lucine per cui oramai tutto lo stivale conosce questo locale.
Ottimo l’equilibri del live tra i brani del passato e quelli del presente, ottimo al punto da riuscire quasi a intravedere un ipotetico futuro. Dimartino è un ottimo narratore di “addii” ma anche “arrivederci”. Il cantautore non parla di ciò che non sente sul serio dentro e fuori di sé e lo si avverte palesemente.
Questa è la sua arma, questa la sua calamita per l’estrema empatia con ogni singolo ascoltatore.
Dialogo continuo col pubblico, pause musicali dal sapore silenzioso. Sguardi e sorrisi complici dal palco che piacciono, catturano chi c’è e invitano ad entrare nelle parole di pezzi come “Cambio idea”, “Le montagne” e “Niente da dichiarare”.
Un live dove alla fine tutto torna, le emozioni assumono una forma per accaparrarsi un posto e ricordarci che sul serio “Sarebbe bello non lasciarsi mai, ma abbandonarsi ogni tanto è utile”.
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