I Desideri, Salvatore e Giuliano Iadicicco, a soli vent’anni sono un vero e proprio fenomeno musicale. Da domani sarà in distribuzione “#Uagliò” (Sony Music), il progetto discografico d’esordio del duo campano campione di visualizzazioni. L’Ep comprende 8 tracce caratterizzate da un mix di sonorità che vanno dal pop al rap alla dance, non tralasciando la vena melodica partenopea che li contraddistingue. Il disco si compone di tre inediti (“Uagliò”, “Nell’aria” e “Un drink e poi”) e cinque brani di successo come Chest’ è Napule (feat. Nico Desideri), Stay with Me (feat. Beata Beatz), Adesso (feat. Mostro), Amare e poi, Made in Napoli (feat. Clementino). Il loro successo arriva dai social. Milioni di visualizzazioni che hanno totalizzato con i loro video, ad oggi più di 45 milioni e gli oltre 240k di followers che hanno sulla pagine ufficiale di facebook.
Chi sono I Desideri?
«Siamo due fratelli, Salvatore e Giuliano Iadiccio, in arte I Desideri. Abbiamo frequentato il liceo musicale di Maddaloni (Caserta). Il nostro percorso artistico è iniziato con nostro padre Nico Desideri, un cantante partenopeo. Abbiamo cominciato come coristi dei suoi live, ci siamo esibiti insieme in molte piazze e in diversi eventi. Abbiamo riscontrato un discreto successo con alcuni nostri brani, come “L’ammore è ammore” che ha totalizzato 4 milioni di visualizzazioni e “Made in Naple” con oltre 21 milioni di visualizzazioni. Brano che vanta la collaborazione di Clementino. Daa questi risultati è nata la curiosità di un pubblico che prima non ci ascoltava. Poco tempo fa è nato anche l’interesse nei nostri confronti di alcune major, tra queste abbiamo scelto la Sony Music perché ci ispirava fiducia e poi è nato un bel rapporto con i discografici. Oggi presentiamo questo primo nostro progetto discografico, un Ep composto da 8 brani, alcuni già pubblicati e tre inediti come “Uagliò”, “Nell’aria” e “Un drink e poi”. Per noi è la prima esperienza, quindi non ci resta che incrociare le dita…speriamo bene!».
Che genere di musica ascoltate?
«Ascoltiamo molta musica latina come Enrique Iglesias, ma siamo anche molto vicini alla nostra tradizione napoletana perché amiamo ascoltare Pino Daniele, James Senese, Enzo Avitabile, artisti che a nostro avviso sono stati bravi a portare la canzone napoletana in tutto il mondo. Poi amiamo tantissimo anche Eros Ramazzotti, che abbiamo avuto il piacere di conoscere a Milano proprio quando stavamo registrando “#Uagliò”, che lui stesso ha definito una hit, un complimento che ci ha emozionato tantissimo».
Con quale artista vi piacerebbe collaborare in futuro?
«Ci piacerebbe collaborare con Ramazzotti, Enzo Avitabile e Giorgia».
Il vostro successo arriva dai social, com’è cominciato?
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«Quando abbiamo iniziato a lavorare con nostro padre abbiamo aperto un canale Youtube che oggi conta oltre 90 mila iscritti, poi, da quando siamo passati a Sony abbiamo aperto anche un canale Vevo. Inoltre la nostra pagina facebook comprende 250 mila like, anche se è cresciuta in particolar modo dopo la realizzazione di “Made in Naple” con Clementino. Il successo di questo brano ci ha permesso di cantare anche in diversi locali e molti si sono interessati alla nostra musica e hanno cominciato a seguirci. Curiamo molto la nostra pagina, cerchiamo di non far annoiare chi ci segue. Ad esempio in occasione dell’ultimo Festival di Sanremo abbiamo realizzato un mashup di tutte le canzoni in gara e abbiamo totalizzato oltre 1 milione di visualizzazioni, per fortuna anche i commenti erano tutti positivi».
La maggior parte dei vostri fan di dove sono?
«Ci contattano da ogni parte d’Italia, principalmente nelle città dove ci siamo già esibiti. A parte la Campania, abbiamo toccato diverse città della Calabria e della Sicilia. Quest’anno per la prima volta ci siamo esibiti anche in Germania a Francoforte e Stoccarda, dove torneremo ad ottobre».
Come nascono le vostre canzoni?
«Abbiamo un team di autori con cui collaboriamo, anche se alcune canzoni le scriviamo noi. Per la maggiore anche nei testi scritti da altri autori ci sono sempre le nostre idee. Solitamente i brani nascono con tre accordi al pianoforte. Iniziamo a scrivere, buttiamo giù delle idee e il più delle volte scegliamo quelle che ci sembrano più orecchiabili. Poi ci sono diversi produttori, proprio per rendere la musica più omogenea»
Quale obiettivo vi siete posti?
«Noi vorremmo entrare in posti dove siamo discriminati. È successo anche con alcuni dei nostri coetanei a scuola. Quando raccontavamo di essere cantanti napoletani, ci rispondevano di essere i soliti neomelodici. Questa è una cosa che fa male, perché per loro un neomelodico è sinonimo di peste. Per noi la musica è musica, l’importante è che sia in grado di trasmettere emozioni. Per noi questo disco è una rivincita. Stiamo cercando di fare di tutto anche per entrare nelle radio italiane, non tralasciando il nostro dialetto. Alcuni brani del nostro disco infatti sono italiani, altri invece sono scritte metà in italiano e metà in napoletano».
Se vi dovessero chiedere di proporre solo musica italiana, rinunciando al napoletano, cosa rispondereste?
«Non rinnegheremo mai le nostre origini. Cercheremo sempre di inserire delle frasi in napoletano, anche solo uno slogan nelle nostre canzoni».
In alcune canzoni infatti cercate anche di rivalutare la città di Napoli, come in “Chest’ e’ Napule”in cui cantate «Se si sveglia pilcinella ca succede a tarantella…pure Masaniello sta pensanno e riturna’»…
«Il nostro è un invito a restare a Napoli, a non emigrare, a non abbandonare questa città, perché insieme possiamo affrontare qualsiasi problema».
Alcuni dei vostri brani sono stati scelti come colonna sonora per la serie Gomorra e il film di Luca Miniero “Made in Naple”. In cantiere ci sono altri progetti per il cinema?
«Il brano “Made in Naple” è stato scelto oltre che per il film di Miniero anche per la pellicola di Lucio Gaudino “Fausto & Furio” (con Enzo Salvi e Maurizio Battista). Anche “Amare e poi” e “Adesso” sono stati scelti per quest’ultimo lungometraggio, al cinema dal 6 luglio. Inoltre in questo film abbiamo girato anche una piccola scena come attori».
Molti dei vostri coetanei per raggiungere la notorietà si affidano ai talent, voi cosa ne pensate?
«Molte volte ci hanno proposto di prendere parte ad un talent. Abbiamo apprezzato moltissimo la proposta, ma alla fine abbiamo voluto tentare la sorte da soli. Le nostre pagine social sono cresciute, quando ancora non avevamo una major alle spalle, e le radio, anche quelle campane, non passavano i nostri pezzi solo perché ci consideravano cantanti di serie b».