“Il Demone dell’Acqua” è il titolo del cortometraggio sul tema dell’immigrazione scritto e diretto da Cristian Tomassini e da Silvio Marotta. È un lavoro per tutti gli amanti del genere sci-fi, raccontato in una chiave originale e innovativa. Oltre ad un grande riscontro online, il corto ha vinto il Los Angeles Film Awards, il Woodengate Film Festival, l’Indie Best film Festival di Santa Barbara in California, e l’Hrizantema fantasy and horror in Serbia. Ed è stato selezionato in numerosi festival italiani e internazionali, tra cui Corto Nero 2018, Drop – Horror Film Festival and Awards, Fipili Horror Festival 2018, Trieste Science + Fiction Festival, Roma Cinema Doc, MigrArti Film Fest, GEA Film Fest, IBESTFF e Chimeera Comix 2018.
“Il Demone dell’Acqua” vede al centro della storia Kanu, un ragazzo etiope che, a bordo di un barcone insegue una nuova vita. Speranzoso ha tra le mani una lettera della quale non capiamo inizialmente la provenienza. Dopo pochi attimi si addormenta con il sorriso sulle labbra e sogna di essere Kurtz, l’ultimo dittatore di un impero decadente asserragliato su di un’antica villa europea. La voce fuori campo della sua segretaria (caucasica) ci descrive gli ultimi momenti della vita di Kurtz che, in preda ai suoi ultimi deliri di onnipotenza, risveglia una strega attraverso dei riti magici per affidarle il compito di porre fine alla sua esistenza. Intanto quello che avviene nella realtà a Kanu, ovvero che il barcone è vittima di un terribile naufragio, accade anche nella villa che pian piano viene invasa dall’acqua.
Il Demone dell’acqua un cortometraggio da te diretto e scritto a quattro mani con Silvio Marotta. Si parla di immigrazione un argomento attuale, ma anche del grigio insito nell’animo umano. Non ci sono bianchi o neri, buoni o cattivi, ma continue mescolanze e ambiguità.
«È un corto che parla di un sacco di cose. Sono partito da un concetto di potere, quello che può distruggere l’uomo, ovvero l’eccesso di potere, un po’ quello che succede al protagonista nel suo sogno in cui diventa un dittatore che è nella sua fase decadente. Il suo potere è finito e sta per essere invaso. C’è tutta una serie di ossimori narrativi. Lui è nero e diventa un dittatore che ha lo stampo europeo. I suoi ultimi giorni potrebbero essere paragonati a quelli di Hitler. Io mi sono rifatto anche un po’ al film “La caduta”. Il protagonista ad un certo punto del sogno sta per essere invaso da queste forze esterne che stesso lui descrive come dei barbari con una religione strana, in realtà lui sta descrivendo queste persone come ad esempio il leghista medio descrive i migranti in arrivo».
Come nasce l’idea di realizzare questo corto?
«Sono partito dall’idea di fare un fashion film, ovvero un cortometraggio basato solamente sull’estetica, ed è così che è venuta fuori la storia di un ex generale nazista che nel 1945 si era barricato dentro una villa, probabilmente in Italia, con dei servitori, gli ultimi rimasti al suo servizio. Alla fine di tutto si doveva suicidare, ma essendo troppo orgoglioso decide di chiamare una dea dei boschi per farsi uccidere, questo per riprendere un po’ la parte esoterica. Questo è il soggetto iniziale. Dopodiché continuando a sentir parlare di immigrazione ho deciso di inserire questa storia nel sogno di un migrante, cercando di parlare in senso lato di potere, dandoglielo alla persona che ne ha meno nel mondo, ovvero un uomo che si trova in un barcone in mezzo al Mediterraneo e sta cercando di salvarsi».
Qual è la chiave di lettura di questo lavoro?
«La chiave di lettura è che molto probabilmente è l’Europa che ha distrutto l’Africa. Il protagonista del corto si chiama Kurtz, che è quello di “Cuore di tenebra”, un libro che a me piace tantissimo e torna molto in questo corto. All’inizio del cortometraggio c’è una frase che parla di quello che ha fatto fondamentalmente l’Europa ai paesi più poveri e ti rendi conto dove voglio arrivare. Non sto criticando i leghisti, ma noi tutti in generale. Quello è un altro dei temi che si vogliono affrontare se non il principale. Il protagonista alla fine sta scimmiottando il dittatore tipico italiano. È vestito con un giaccone militare tedesco, ha in testa un cappello militare russo, insomma porta addosso tutta l’Europa, o per meglio dire il peggio dell’Europa».
L’acqua è un altro elemento fondamentale in questo corto?
«L’acqua oltre ad avere un grande significato esoterico, in generale comunque è un legante, il filo conduttore che unisce il sogno di Kanu alla realtà. Mentre lui sta affondando con il barcone, nella villa del suo sogno in cui veste i panni del dittatore, comincia ad entrare l’elemento dell’acqua. Molti oggetti colano acqua e questa scivola dai muri. Inoltre alcuni quadri ed oggetti subiscono il moto ondoso come se la villa stessa fosse l’imbarcazione precaria del protagonista.».
Il corto ha recentemente vinto il Los Angeles Film Award e il Redline International Film Festival di Santa Barbara in California ed è stato selezionato per diversi festival.
«Gli americani lo hanno apprezzato di sicuro più che degli italiani, infatti i festival sono tutti stranieri. Tra l’altro è stato inserito anche su YouTube di recente ed ha già totalizzato oltre ventimila visualizzazioni, che per un cortometraggio è un po’ strano. Secondo me piace perché parla di un argomento che comunque è attuale, in una chiave strana, particolare».
Secondo te perché è piaciuto di più agli americani?
«Agli americani piacciono diversi registi italiani. Dario Argento, Mario Bava, ad esempio sono non molto apprezzati in Italia, mentre negli Stati Uniti hanno riscosso un grande successo. Parlando di Dario Argento, in Italia nessuno si rende conto di quanto abbia trasformato il cinema. Lui ha creato un horror spettacolare, con dei colori fortissimi, vestiti meravigliosi. Gli americani queste cose le guardano, gli europei probabilmente i film con tanti colori non li prendono in considerazione».
Altri progetti in cantiere?
«Ho scritto altri due cortometraggi, uno sul terrorismo e l’altro è semplicemente un corto di genere horror. Inoltre stiamo lavorando ad un lungometraggio sempre horror ambientato nelle zone nostre»