Debutta al Teatro San Ferdinando La Signorina Giulia di August Strindberg, con Giovanna Di Rauso, Massimiliano Gallo e Autilia Ranieri, per la regia di Cristiàn Plana che ne cura anche l’adattamento insieme ad Alessandra Guerzoni; una co-produzione Teatro Stabile di Napoli e Fundacion Festival Santiago a Mil (Cile), in replica domenica 21 Giugno alle 18:30.
La Signorina Giulia è il testo più famoso e rappresentato del drammaturgo svedese Strindberg, sebbene al suo apparire sulle scene nel 1888 avesse destato scandalo presso la bigotta scocietà dell’epoca. E’ infatti una storia di seduzione, perversione e scontro tra classi sociali, dove a farne le spese sarà proprio il ceto aristocratico. Durante la Notte di S. Giovanni, la signorina Giulia – figlia di un ricco conte -, approfittando dell’assenza del padre, si unisce ai festeggiamenti della servitù e viene sedotta e s’innamora del servo Jean, a sua volta legato alla cuoca kristin. Una volta scoperto che per Jean non si tratta d’amore ma di un tentativo di scalata sociale, per lavare l’onta, a Giulia non resterà che una terribile decisione… “Ho pensato di collocare questa tragedia naturalistica – afferma Plana – in uno spazio fisico e sonoro capace di trascendere l’epoca originale, e di tagliare alcune parti per tradurle scenicamente e realizzare così una sorta di perversione dell’originale”.
In effetti, lo spazio scenico ideato da Angela Gaviraghi – che firma anche i costumi – con la sua angusta verticalità ben suggerisce il senso di vertigine e costrizione dei personaggi. Ciò che meno funziona nello spettacolo di Cristiàn Plana è l’operazione di attualizzazione-a-tutti-i-costi, per un testo per forza di cose datato, che contempla una società e dei personaggi che (per fortuna) sono scomparsi dalla Storia e che mal si adattano a jeans e musica heavy-metal. Malgrado la bravura dei tre interpreti, Giovanna Di Rauso, Massimiliano Gallo e Autilia Ranieri, lo spettacolo lascia perplessi anche per l’inutile inserimento di un nutrito gruppo di comparse che appare – pressocché immobile e con ridicole parrucche bionde – soltanto nella scena iniziale, tanto da far pensare anche allo spettatore meno avveduto: che spreco!
Si può vedere. Ma anche no.