Dopo il debutto al Napoli Teatro Festival 2013 e una tournée che ha toccato l’Eliseo di Roma, il Carcano di Milano, Bologna e Genova, torna al Teatro Mercadante di Napoli Antonio e Cleopatra di Shakespeare, nella versione di Gianni Garrera, adattamento e regia di Luca De Fusco, con Luca Lazzareschi e Gaia Aprea nei ruoli dei protagonisti, prodotto dal Teatro Stabile di Napoli, Napoli Teatro Festival e Teatro Stabile di Bologna (repliche fino a dom. 6 Apr.).
Con Antonio e Cleopatra, Luca De Fusco prosegue la sperimentazione avviata nel 2010 con Vestire Gli Ignudi e continuata nel 2012 con l’Antigone. Sperimentazione che va nel senso di una totale commistione di linguaggi artistici diversi: dal teatro al video, dalla musica alla danza. Il motivo ce lo spiega lo stesso De Fusco: “Credo che il Teatro non sia più competitivo con il Cinema e la TV nel realismo mimetico. E che quindi non abbia più senso condurre regie basate su porte che si aprono e si chiudono, attori che si muovono sulla scena come nella vita […]. Credo che attraverso l’uso combinato di immagine video e una forte presenza della musica (anche quest’anno affidata al talento originale di Ran Bagno), si possa realizzare un teatro molto moderno, che in realtà si richiama alle sue origini, in cui gli attori non si muovevano naturalisticamente, ma “dicevano” il testo accompagnati dalla musica”. Il testo shakespeariano è un dramma storico risalente al 1607/8 che tratta della guerra civile romana tra i due triumviri Marco Antonio (Lazzareschi), reso imbelle dalla passione per Cleopatra d’Egitto (Aprea) e Cesare Ottaviano (Giacinto Palmarini) che, una volta sconfitti i rivali suicidi, diverrà imperatore col nome di Augusto. Può definirsi la tragedia delle passioni, quella sensuale e quella politica per il potere, in cui l’amore e la lussuria si contrappongono alla ragion di Stato, e in cui entrambe perdono ogni connotazione etica. La stessa ambivalenza dei personaggi, non solo protagonisti, rende impossibile stabilire quale parte sia nel giusto, quali siano gli eroi positivi e negativi. Gli stessi fedeli servitori di una causa, alla resa dei conti, sono pronti a tradire, non si sa se per amor di Patria o per proprio tornaconto.
La regia di De Fusco sceglie di privilegiare l’aspetto privato e personale dei personaggi, piuttosto che le vicende pubbliche e storiche, che restano sullo sfondo. Del resto, lo stesso Shakespeare narrava le vicende storiche come risultati dei moti dell’animo e delle passioni dei suoi eroi. Le scene di Maurizio Balò e le luci di Gigi Saccomandi dipingono uno spazio astratto e atemporale, dove i personaggi – illuminati da luci fredde – di volta in volta prendono vita. Essi sono tutti ieratici e statuari, come evidenziano i bei costumi di Zaira De Vincentiis. Ma la connotazione più affascinante dello spettacolo sono le proiezioni video che si sovrappongono alla scena, creando effetti cinematografici di fade in/fade out e primi piani degli attori. Un espediente che, lungi dall’essere semplice orpello scenografico, diventa parte integrante ed interagente dello spettacolo. Riguardo agli attori, Lazzareschi, Aprea e Palmarini giganteggiano (in tutti i sensi) sulla scena. Da ricordare, tra il nutrito cast, anche Paolo Serra (nel doppio ruolo di Enobarbo e dell’eunuco Mardiano) ed Enzo Turrin (nel doppio ruolo di Eros e Lepido). Bravissimi anche Alfonso Postiglione (Messaggero e Contadino) e Gabriele Saurio (Mecenate). Da segnalare, tra le presenze in video, Eros Pagni (nel ruolo di un Indovino) ed il corpo di ballo del Teatro San Carlo che, sotto la guida di Alessandra Panzavolta, trasforma le scene di battaglia in emozionanti coreografie. Tutti questi elementi, per uno spettacolo di grande impatto visivo ed emozionale, e di rara coerenza stilistica.
Da vedere.