Dopo la fortunata opera prima dal titolo Doctor Reset che ha vinto numerosi e prestigiosi premi, Dario Neron ha pubblicato per Castelvecchi Editore, collana Tasti, il suo nuovo romanzo dal titolo Franco Toro L’uomo più bello del mondo (pag 216).
È la storia di un callboy ovvero di un uomo che si prostituisce con donne ricche e siliconate, desiderose di affetto e comprensione, abbandonate dai propri compagni nel mare tempestoso della vita senza neppure un salvagente. I loro nomi evocano altre storie: Eva, Arianna, Circe, Innocenza, Pettirosso… ,ciascuna in compagnia delle proprie fragilità e con la consapevolezza di sentirsi sempre inadeguate, goffe, dolenti. La sorella di Franco, Maria, affetta dalla sindrome di Tourette e per questo relegata in una esclusiva casa di cura, spesso incontra il male di vivere e chiede ossessivamente dalla sua carrozzetta di essere portata al mare. Arianna è la moglie di un boxeur tutto muscoli e poco cervello. Circe crede di essere una donna tosta ed emancipata mostrando un sorriso enigmatico e fiero. Eva per sentirsi ancora bella e desiderabile ricorre a numerosi interventi di chirurgia estetica. Innocenza, la cassiera di un supermercato, che non può permettersi le prestazioni di Franco, lo trafigge con i suoi sguardi pudici ed il rossore delle sue guance durante una cena. Cherry Fever Chiara, ovvero Pettirosso, gli rivela i segreti del mestiere più antico del mondo e lo salva da se stesso e dalle sue paure. Ma Esse è l’unica donna veramente amata e posseduta da Franco nella sua interezza,nella sua essenza e proprio per questo irraggiungibile nella profondità di un mare grigio che gorgoglia come un desiderio.
Il lettore che vuole trovare nelle pagine del romanzo qualcosa di morboso o di infetto resterà deluso perché a dispetto della sua professione Franco Toro non mostra compiacimenti o rimorsi, falsi moralismi o conformismi di sorta. Franco sa come farsi accettare dai suoi lettori per un candore di fondo che lo sorregge anche nei momenti più scabrosi e che gli consente di mantenere intatto e limpido il nucleo della sua anima affidata alle cure di una sola donna alla quale invia parole d’amore inascoltate a causa del vento forte che imperversa sulla spiaggia della Riviera, foriero di tempesta.
Il suo narcisismo ed il suo egocentrismo si attenuano man mano che ci si addentra nella lettura del romanzo per lasciar posto anche alle sue fragilità di traditore e non di tradito perché consente che il tradimento avvenga addossandosene tutta la colpa.
Una personalità così poliedrica come quella di Franco Toro e delle sue donne necessita di una prosa puntuale,ricca,allegorica e Dario Neron ne è pienamente capace e consapevole. Le parole vengono scelte dall’autore con cura essendo fortemente simboliche ed evocative.
Il finale lascia spiazzati, soprattutto nella descrizione di un non luogo che potrebbe appartenere a qualsiasi città o metropoli come a Gotham City e che pullula di personaggi veri, immaginari, immaginati quali: Burro, Mister Zeta, Bobo, il dottor Copiaincolla, Scrocco Senefreghi,Rocky Bilbao…
Noi di Mydreams abbiamo intervistato Dario Neron, uno scrittore che non si dimentica facilmente e del quale,ne siamo convinti, sentiremo parlare a lungo.
INTERVISTA A DARIO NERON
Come è nata la tua passione per la scrittura e quali gli autori a cui hai fatto e fai riferimento?
«Ciao Maria. È nata un po’ per necessità. Cercavo un canale per sfogare incomprensioni e frustrazioni. Quelle giovanili che tutti hanno. Non ero bravo nello sport, quindi ho scelto un metodo che funziona di testa. I “maestri” sono stati sicuramente Henry Miller, Charles Bukowski e allora leggevo molto di Camus. Ma forse tra i riferimenti più importanti marcherei il cinema. Sono stato sempre un avido consumatore di film».
Quanta parte ha la scrittura nella tua vita?
«Mai abbastanza è l’unica risposta onesta. Sono però grato di avere un lavoro impegnativo che noto essere una delle principali fonti d’ispirazione».
Dopo Doctor Reset che ti è valso numerosi premi ecco che pubblichi per la Castelvecchi Franco Toro. Cosa differenzia questo tuo secondo romanzo dal primo? Da quale intima esigenza nasce questo personaggio?
«Credo di essere maturato nella scrittura e nella creazione dei personaggi. Questa è la differenza principale. Doctor Reset mi ha fatto capire molto sulla scrittura. Quindi chi ha letto il primo, troverà nel secondo una scrittura più calma, sobria e fluida. Non mancano però gli accessi di narrazione grottesca. Credo sia nato dalla necessità di raccontare una storia di giovani. Forse quando io stesso ho lasciato il loro mondo superando i trenta, ho voluto voltarmi per lanciare un ultimo sguardo a quell’età tanto semplice quanto complicata».
Ci descrivi con 5 aggettivi il protagonista di questo tuo nuovo libro? Alcuni di essi potrebbero descrivere anche te? Quali?
«Feroce, spietato, misterioso, leale, (spirito) libero. L’essere libero è l’unico che attribuirei pure a me, oltre alla lealtà. L’indipendenza e la libertà di scelta sono i beni maggiori per l’essere umano e vanno custoditi a ogni prezzo. Franco Toro è uno spirito libero, anche se a un certo punto questa libertà l’ha abbandonata e a un prezzo impagabile, ha voluto poi riprendersela».
Franco Toro è un callboy ovvero un uomo che di professione si prostituisce avendo una buona dose di narcisismo e di egocentrismo. Quanto rappresenta il tuo personaggio i giovani d’oggi? Non pensi che i difetti di Toro allontanino le nuove generazioni dalla riflessione, dalla politica, dallo studio?
«Franco Toro rimane una fiction ed è da interpretare tale. Il mondo dei sexworker non può essere generalizzato e la stragrande maggioranza soffre della criminalità nel quale è immesso. C’è però una parte di questo mondo composta da chi il lavoro l’ha scelto con coscienza. Credo che per costoro, soprattutto per gli uomini, egocentrismo e narcisismo siano necessari se non addirittura richiesti per esercitare il mestiere. Se queste due caratteristiche siano delle distrazioni o addirittura nocive per i giovani d’oggi, non lo saprei dire. Con uno sguardo scettico verso il futuro azzardo l’ipotesi che narcisismo ed egocentrismo siano le nuove frontiere del normale. Allontanano dall’introspezione, dall’autocritica e portando così alla presunzione, alla superbia».
Franco Toro nasce da relazioni interpersonali malate, sofferte e sofferenti. Condividi questa affermazione?
«Assolutamente, hai interpretato correttamente. Franco viene cercato soprattutto dalle clienti abituali e finisce per diventare una loro ossessione che va a coprire un mal di vivere o un’insoddisfazione. Non a caso tutte le sue habitué sono donne molto ricche e annoiate. Per Circe Franco è un prodotto materiale, per Arianna un amore proibito e per Eva, forse la figura più tragica delle tre, un porto sicuro in quel mare burrascoso della sua incapacità di accettare il proprio invecchiamento, il proprio sfacelo».
Nel tuo romanzo citi personaggi famosi storpiando i nomi es. Scrocco Senefreghi o Rocky Bilbao. Perché?
«Nonostante sia una fiction, Franco Toro ha del vero. Inserire dei personaggi famosi in chiave grottesco-ironica che vivono nel mondo reale, così come pure i marchi delle automobili, crea dei paralleli con il nostro mondo. Inoltre aggiunge dello humor. O almeno ci ho provato».
Nonostante la tua giovane età hai un’approfondita conoscenza dell’universo femminile. Descrivi le donne in modo chiaro facendoti interprete dei loro sentimenti più profondi e spesso inespressi. A chi ti sei ispirato, in particolare per Pettirosso ed Esse alla quale Franco Toro scrive delle belle riflessioni catartiche?
«Da quando il libro è uscito mi aspetto una pesante critica, perché il libro potrebbe essere letto come sessista e che io, come uomo, mi permetta troppo di immedesimarmi nel mondo femminile. Quindi la tua domanda mi dà sollievo, grazie! Non posso negare che i personaggi femminili, in particolare Esse, sono delle distorsioni di relazioni amorose vissute al cento e purtroppo terminate. Questo mi ha permesso di assimilare delle mie partner molte caratteristiche, così come loro hanno assimilato una parte di me».
A quale tipo di lettore si rivolge il tuo romanzo? Quali caratteristiche deve possedere il lettore ideale per Dario Neron?
«Credo potrebbe piacere a chi legge molti noir o a chi si concede volentieri un libro di narrativa. Ma pure chi vuole tentare qualcosa di nuovo non necessariamente piazzabile all’interno di uno stile ben preciso. È un libro per i coraggiosi, i curiosi e per chi ha voglia di farsi un bel viaggio. Chi invece è in cerca di un romanzo erotico, come la storia di un callboy potrebbe essere, rimarrà molto deluso».
Franco Toro è scritto in un ottimo italiano e sorprende che tu sia nato in Svizzera. Nelle pagine, eleganti e ben strutturate, si nota un uso corretto della punteggiatura nonché notevoli costrutti sintattici testimoni di uno stile molto personale e a tratti poetico. Ultima domanda tecnica: quali sono stati i criteri adottati nella ripartizione in capitoli delle vicende narrate e le fonti di ispirazione dei titoli delle tre parti in cui è suddiviso il romanzo?
«Mio nonno è veneto e ho passato l’infanzia nella Svizzera italiana, questo ha sicuramente aiutato molto. Ma sinceramente è la prima volta che sento questo complimento, di solito chi mi legge dice che io utilizzi molti “ticinesismi”, quindi neologismi derivanti dall’italiano parlato nel cantone Ticino. Senza voler fare troppo spoiler, la ripartizione dei capitoli e soprattutto le lettere a Esse ordinate come un conto alla rovescia, sono uno strumento impiegato per suggerire la fine di qualcosa. O la prossimità di una fine. Mentre i titoli delle tre parti… mi sono impuntato! E il titolo della terza, era pure il titolo originale del romanzo, prima che venisse cambiato in Franco Toro».