Mujeres soñaron caballos sarà in scena al teatro Bellini dal 6 all’11 febbraio. Buenos Aires è considerata la città più “teatrale” del mondo e Daniel Veronese è una figura di riferimento della scena Argentina e, dunque, mondiale.
Mujeres soñaron caballos è uno dei suoi testi più riusciti; costruito su un’architettura originalissima, fatta di frammenti e rimandi, porta in scena una situazione apparentemente normale: tre fratelli si ritrovano con le loro rispettive mogli per un improvvisato pranzo che li riunisce. Bugie, tradimenti, sospetti reciproci, competizioni continue e ridicole si alternano in un’atmosfera torbida ma, al tempo stesso, tragicomica, nella quale si muovono personaggi che, pur senza mai parlarne, portano il segno della storia argentina di fine novecento e del dramma dei desaparecidos.
Lucera,il personaggio più giovane, con i suoi monologhi che provano a ricostruire dolorosamente la sua memoria, aiuterà anche a ricostruire l’intera vicenda: Lucera è chiaramente una figlia di desaparecidos, una dei tanti figli di dissidenti tolti di mezzo durante la feroce dittatura militare che ha coinvolto l’Argentina tra il ’76 e l”83,strappati alle famiglie originarie ed affidati ad altre famiglie vicine al regime. Ma questa verità terribile è nascosta dietro ad una situazione ordinario-‐familiare apparentemente normale: tre fratelli ritrovano con le loro rispettive mogli per un improvvisato pranzo che li riunisce. La Storia però con Veronese (così come avviene per Cechov-‐grande classico molto amato dall’autore argentino), rimane all’orizzonte sullo sfondo, indeterminata, il Politico od il Sociale a Veronese interessano fino ad un certo punto.
L’attenzione è sulle relazioni umane, sulla violenza insita nelle relazioni stesse, sul desiderio che ci muove come burattini tirati da invisibili fili, sulle dinamiche banali e quotidiane che possono rivelare inaspettatamente un fondo di orrore. Sull’uomo e sulla donna, sul maschile e sul femminile, su ciò che conta, come in Cechov, appunto.
Uno dei testi più riusciti e rappresentativi dell’opera di Daniel Veronese presenta una qualità di ambiguità e di mistero nella scrittura ed un andamento strutturale abbastanza particolare, tali da richiedere una breve esplicazione per facilitarne la lettura.
L’allestimento è firmato da Roberto Rustioni, che dirige un gruppo di giovani e talentuosi interpreti con l’obiettivo, come spiega lui stesso «che gli spettatori sentano di essere dentro questa piccola stanza accanto ai sei personaggi. Come se partecipassero direttamente a questa strana cena in un microcosmo violento e nello stesso tempo ironico, ricco di humor nero. In Mujeres, la violenza nella famiglia e nelle coppie rima con la violenza della Storia».