Dal web alle tavole da palcoscenico, Dado – con la sua satira pungente al punto giusto – porta in scena uno show comico e coinvolgente com’è nel suo genere. “Menestrello mentre strillo” è il titolo dello spettacolo che Dado sta portando in giro in diversi teatri italiani (da questa sera e fino al 20 Marzo al Teatro Brancaccio di Roma). Come un vero menestrello moderno, Dado metterà in scena contenuti interattivi, immagini grottesche, video e naturalmente canzoni, perché Dado si sa, le ha sempre cantate a tutti. In un’intervista a MyDreams Dado parla del suo nuovo spettacolo e del format “Canta la notizia” realizzato sul web che tanto successo sta ottenendo.
Menestrello mentre strillo è il tuo nuovo spettacolo in cui porti in scena argomenti attuali e non solo…
«Questo spettacolo è un pretesto per cercare di riportare agli antichi fasti quella che era l’informazione. Il telegiornale nel periodo dell’oscurantismo non esisteva, a differenza dei menestrelli che passavano di contea in contea, di reame in reame e raccontavano i fatti più importanti. Ed erano dei veri e propri spettacoli in cui la gente si aggregava e aveva modo di vedere e commentare. Con “Menestrello mentre strillo” riporto un’antica usanza in scena, la vera essenza dell’informazione che è cantata. Le informazione dello spettacolo, infatti, saranno cantate. Su ogni canzone c’è un monologo corrispondente agli ultimi fatti accaduti. Si parlerà di terrorismo con canzoni fatte di monologhi molto divertenti, per stemperare un po’ anche la pesantezza degli argomenti.»
Ci saranno solo monologhi sull’attualità?
«C’è una parte sull’attualità e un’altra sulla storia. Con i miei autori Marco Terenzi ed Emiliano Luccisano abbiamo immaginato “Canta la notizia” (format che abbiamo inventato e messo sul web da qualche mese) sin dai tempi di Adamo ed Eva. Ci sarà un momento in cui tutti i fatti salienti della storia verranno messi in musica come la Rivoluzione francese, la Spedizione dei Mille, la scoperta dell’America.»
Nel 2015 il tuo modo di fare satira ti ha creato anche dei problemi, ricevendo delle minacce dal clan romano dei Casamonica. Questa cosa ha cambiato qualcosa nel tuo modo di fare spettacolo?
«È una situazione che inizialmente mi ha spaventato, come è giusto che sia. Poi, riflettendo, ho capito che non ho preso a calci nel sedere nessuno. Ho semplicemente cantato quello che è stato raccontato dai giornali di tutto il mondo. Certo non bisogna mancare di rispetto ai protagonisti della vicenda. È stato fatto una sorte di ragionamento di abbinamento molto semplice e comico. Credo che chi ha fatto queste minacce non ha avuto neanche il tempo di ascoltare la canzone. Comunque confido sempre nell’intelligenza. Non era mia intenzione mancare di rispetto ad un defunto. Chi ascolta la canzone capisce che la mia era pura e semplice satira su un argomento al centro dell’informazione mondiale.»
Quello che proponi sul web in “Canta la notizia” è un po’ diverso da quello che solitamente porti in tv…
«In televisione è diverso, ci sono diversi tagli e non sempre mi hanno permesso di interpretare i monologhi così come li avevo scritti. Mi hanno sempre chiesto di presentare delle canzoncine e fare intrattenimento leggero. Ho sempre cercato di levigare, di dire quello che volevo in modo contenuto, ma non sempre ci sono riuscito. Quando modifichi troppo un concetto, perde tutto e non arriva il messaggio vero. A differenza della televisione, sul web dico tutto quello che voglio, senza limiti, a rischio che qualcuno se la possa prendere. Ma il problema sta alla base: a scuola nessuno insegna cos’è la satira. “Canta la notizia” è un format che vive sul web e che vanta diverse visualizzazioni, in cui informo il pubblico proprio come facevano i menestrelli.»
Hai raggiunto la notorietà con la trasmissione Maurizio Costanzo Show. Come è avvenuto l’incontro con Costanzo?
«Stando a Roma sono sempre stato uno dei papabili ospiti, ma non ero mai riuscito a passare le selezioni. In occasione di una Notte Bianca, il Teatro Parioli rimase aperto tutta la notte per fare spettacoli. In quell’occasione mi esibii sul palco con un mio pezzo. Arrivò subito alle orecchie di Costanzo che esisteva questo comico molto simpatico, molto originale. Costanzo mi volle incontrare e da quel momento è nata questa sorta di simpatia da parte sua che mi ha supportato in diversi momenti della mia carriera. Maurizio è un mio caro stimatore ed amico.
Cosa si aspetta Dado dal futuro?
«Questo è un mestiere in cui non si arriva mai e anche arrivare è una delle cose abbastanza inutili per uno che fa questo lavoro. Il mio obiettivo è quello di essermi posto dei limiti sempre più alti. Voglio continuare a lavorare perché è l’unica cosa che mi fa sentire vivo, quindi “arrivare mai!”.»