Cristiano Caccamo, il Giovanni dell’ultima stagione dell’amatissima serie “Don Matteo”, impegnato a settembre sugli schermi di Raiuno nella fiction “La vita promessa” al fianco di Luisa Ranieri, è stato insignito nella sala Sordi della Cittadella del Cinema di Giffoni, dell’Explosive Talent Award 2018, un riconoscimento per un pezzo di carriera già esaltante e un auspicio per nuovi e blasonatissimi traguardi. Sotto il pressing delle domande dei giovani giurati, Cristiano Caccamo si racconta: «L’incontro con il teatro ed il cinema è stato quasi casuale – ha dichiarato – Ho iniziato tardi rispetto alla media. Avevo 21 anni. Studiavo lingue all’università. È stato mio padre a consigliarmi di seguire un corso di teatro. E così ho fatto. Poi dopo un anno ho deciso di frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma». Prima lo studio, è il suggerimento di Caccamo, perché il mestiere dell’attore non si improvvisa e poi la lunga trafila dei provini: «Della prima volta sul set – racconta – ricordo l’ansia. Ma è un’ansia che non finisce mai. Paura mai, ma ansia. Credo sia giusto, sia normale».
Nasce in Calabria, si trasferisce in Umbria all’età di 15 anni e poi l’approdo a Roma per il percorso di studi: «Ho un rapporto difficile con la mia terra d’origine – confessa – Sono stato in Umbria dai 15 ai 18 anni. Ammetto che ho avuto qualche difficoltà: è giusto sentirsi legati con la terra dove si nasce, lì abbiamo le nostre radici, ma ad un certo punto bisogna staccarsi per vedere cosa succede fuori da casa tua». Cristiano Caccamo ha 29 anni, ma un bagaglio di esperienze già molto ampio: «Da ciascuna persona con cui lavoro – commenta – prendo il buono. Ognuno ha qualcosa da insegnare. Certo, non puoi trovarti bene con tutti, ma ognuno può darti qualcosa. Il bello di questo lavoro è che puoi interpretare ruoli che sono molto lontani da come sei nella realtà. Mi è successo con “Che Dio ci aiuti” dove interpreto un cardiochirurgo. Avevo il timore di non riuscire ad essere credibile. Non riuscivo a trovare la cifra stilistica giusta. Poi però ho incrociato una chiave d’accesso al personaggio ed è andata bene». Stesso discorso per il ruolo del film “Può baciare lo sposo” in coppia con Salvatore Esposito, il Genny Savastano di Gomorra- La Serie: «Inizialmente – ha detto – credevo di incontrare difficoltà nell’interpretare il ruolo di una persona omosessuale. Poi mi sono concentrato sul sentimento, sull’amore. E mi è venuto semplice perché l’amore non ha differenze legate alla determinazione sessuale».
I suoi riferimenti sono Giancarlo Giannini e Leonardo Di Caprio, mentre il ruolo che avrebbe voluto interpretare è quello di Jack Sparrow, il pirata caraibico di Johnny Depp. Poi il sogno dell’Oscar: «Non so se lo prenderò mai – dice sorridendo – ma sognare non costa nulla e nella vita nulla è impossibile». Se non avesse fatto l’attore, Caccamo confessa che non sarebbe mai diventato avvocato o medico, ma avrebbe volentieri fatto il cuoco, anzi il pasticciere: «Avrei aperto un posto – dice ribadendo la sua celebre golosità, spesso rivelata sui social – dove si preparano solo soufflé al cioccolato». E se i social oggi sono imprescindibili per chi fa spettacolo, Cristiano Caccamo non fa eccezione. Anzi, i suoi canali sono seguitissimi e l’incontro di Giffoni non poteva non concludersi con un’Instagram stories che il giovane Cristiano ha personalmente realizzato e dedicato a tutti i giffoners.