Professionalità e simpatia, Cristiana Dell’Anna, quando può si divide tra Napoli e Londra. Attualmente la stiamo vedendo nella soap che le ha portato il successo, Un Posto al Sole, districandosi in maniera egregia tra due personaggi, le gemelle Cirillo, la furba Manuela sicura di sé, ma da sempre innamorata di Niko , l’ironica e opportunista Micaela, distinguibile per una ciocca di capelli blu.
Dall’età di venti anni Cristiana è andata a vivere in Inghilterra e si diploma in arte drammatica, ma oltre a Shakespeare, s’innamora anche della fotografia, considerandola una seconda professione.
Per un periodo hai interpretato in “Un Posto al Sole” tre personaggi in uno, Micaela, Manuela e la finta Micaela, un lavoro da stress. Come ci riesci?
«Con un po’ di fantasia e tanto, tanto studio. I miei personaggi sono sempre in evoluzione e quindi è un work in progress continuo. L’Accademia di Arte Drammatica e un po’ del mio stile personale coltivato nel tempo, mi danno la possibilità di entrare sempre più facilmente e velocemente in personaggi così diversi tra loro. È chiaro che, a volte, richiede uno sforzo maggiore e una ricerca più approfondita, ma è il bello del mio mestiere e quando capita sono felice.»
Puoi anticiparci qualcosa sulle gemelle Cirillo?
«Manuela e Micaela vanno avanti con le loro crisi esistenziali e capricci di tutti i giorni, due ragazzine alle prese con il duro processo di maturazione. Aggravato dalla mancanza dei genitori. La madre delle gemelle gira per il mondo credendo di far l’artista, una hippy convinta, con tanti difetti ma con un suo perché. Anticipazioni zero, rischio il posto, anzi i posti!»
Com’è una giornata tipo su un set giornaliero come Un posto al Sole?
«He he, dipende. Ci sono volte in cui bisogna alzarsi alle 5 del mattino per essere pronti sul set un’ora e mezza dopo, tra trucco, costumi e spostamento in location. Altre volte è più comodo. In studio i tempi sono veloci, ma siamo raccolti in un unico spazio con i camerini non troppo distanti e la caffetteria a portata di mano, senza caffè non si sopravvive. Le giornate sono spesso molto lunghe. Nel mio caso, facendo due personaggi ho più cambi costumi tra una scena e l’altra. Quindi si attacca alle 8 del mattino e si finisce alle 7 di sera, tra corse e ritocchi e prove col regista prima di girare.»
Londra, studio e lavoro, raccontaci di questa tua permanenza e com’è lavorare in una metropoli?
«Potrei stare ore a raccontare della mia vita a Londra, che non ho abbandonato. È dura vivere in una metropoli, ma quando mi ci sono trasferita avevo vent’anni. Per chi lascia tutto in cerca della propria strada, forse c’è la forza data dal sogno. Mi ci sono ambientata immediatamente e spesso mi manca, per questo ci ritorno spessissimo e un giorno, non troppo lontano, mi ci trasferirò di nuovo se le cose qui in Italia non cambiano! Il nostro mestiere qui è visto come inutile, spesso non è nemmeno considerato tale. La mancanza di riconoscimento dell’arte rende questo paese povero e incapace di crescere. Ricerca e sviluppo vanno a braccetto con le arti tutte. Senza creatività di pensiero non vi è avanzamento scientifico. E viceversa.
A Londra è diverso. Vige un profondo rispetto per chi fa l’attore, per i suoi sacrifici e la devozione all’arte. E gli attori lí, sono professionisti preparati e seri ed estremamente acculturati. Anche qui in Italia ce ne sono tanti di questo tipo, ma troppi di loro non vengono riconosciuti e vivono e lavorano nell’ombra.»
In Italia qual è la prima cosa fatta? Dove hai iniziato?
«Ho iniziato professionalmente con Un Posto al Sole. Non volevo nemmeno fare il provino, ma il caso ha voluto che stessero cercando personaggi nuovi e mi hanno presa.»
Che lavori hai fatto per mantenerti fra un provino e l’altro, e qual è stato il tuo primo provino, come lo ricordi?
«Lavoravo come barista, come tutti. E amando molto la fotografia, avevo iniziato una piccola impresa di foto-ritratti per attori. Questo mi dava la possibilità di gestire il mio tempo al meglio per saltare da provino a provino. Fatto sta che Un Posto al Sole è arrivato abbastanza presto dopo il diploma dell’Accademia di Arte Drammatica. Quindi i miei sacrifici sono stati quasi subito ripagati.»
Quante rinunce hai fatto per il tuo lavoro d’attrice?
«Tante, prima fra tutte, la mia famiglia. Ho dovuto lasciare l’Italia per capire che è possibile costruirsi la vita che si vuole, con le proprie forze, con impegno e dedizione, questo mi ha inevitabilmente strappato alla mia famiglia ed ha portato dolore e un po’ di solitudine, all’epoca.»
Progetti futuri?
«Progetti tanti, di ogni tipo. Dall’idea teatrale a quella cinematografica, ma per un fatto scaramantico, anche se ci credo poco, preferisco non parlarne mai. Di sicuro non mi fermerò, continuerò a fare provini. Sogno però di tornare sulla scena teatrale Londinese, amo molto recitare in inglese, soprattutto Shakespeare. Vorrei poter essere uno dei suoi personaggi nella città che mi ha aiutato a percorrere la mia strada.»
Hobby? Musica? Libri?
«Amo lo sport, pratico il tennis. E quasi ogni giorno faccio stretching per almeno un’ora. Quanto a musica e libri, gli ultimi li divoro. La prima, che avevo lasciato molto tempo fa, la sto riprendendo. Ho finalmente comprato un pianoforte e cercando di essere più continua possibile, mi esercito come una bambina alle prime armi. Mi da gioia. E poi mi dedico a tremila altre cose, mi tengo impegnata, sono estremamente curiosa di ogni cosa, purtroppo vado poco a teatro. Non per colpa mia, per me è triste ammetterlo, ma trovo che in giro non ci sia gran che di interessante. Sembrano mancare buoni scrittori e si importa molto poco e molto tardi.»