Lui è Ledi, un giovane cantautore italo-albanese. L’album che segna l’esordio nel panorama musicale, si chiama Cose da Difendere (Artist Records). Il disco – composto da nove brani – è un mix di suoni acustici ed arrangiamenti digitali. In collaborazione con Mattia Caminotto e Chiara Enrico, Ledi propone un concept musicale di profondo contenuto, che riconosciamo in ogni sua traccia. Si parte con Cose da difendere, il brano che dà il titolo all’Ep, dove i toni di mistero insieme ai suoni palpitanti, comunicano la preziosità delle “cose” da difendere in ogni ritaglio quotidiano. Telemaco ha l’anima di una notte di stelle. Un’invocazione alla speranza tra le “guerre”. “Penelope lo sai, stanotte tornerò e ti darò l’amore”. È una chiara sonata d’amore, Penelope. Rapisce all’ascolto, Devo tornare al Nord, un sound interessante, di matrice pop-rock che si unisce al significato penetrante. “C’è un tempo per le cose vere ed uno per le cose serie, c’è un tempo per aver ragione ed uno per la tua occasione. C’è un tempo per tornare a casa ed uno per lasciar qualcosa. C’è un tempo per ridere insieme ed uno per dormire bene”. Ricca di metafore è Un tempo, un inno alla vita e all’amore. “Come il vento spoglia le rose, come un gelsomino la sera, Nausicaa perchè mai, profumi come una spiaggia”. La delicatezza della chitarra accompagna l’apertura di Nausicaa, un motivo estivo e dichiaratamente trionfante d’amore. Tra i ricordi del passato e l’immagine di un futuro che verrà, Ledi canta Com’era prima. Un’acustica che esplode in Quello che sta in aria, un pezzo che prosegue in un vivace ritmo da ballata. Poesia finale con Zemra Ime (in italiano, Cuore mio), un brano che il cantautore interpreta in albanese. Bellissima in ogni sua sonorità, un viaggio dell’anima.