Sabato 28 giugno dalle ore 21.15, negli spazi del Castello di Cennina di Arezzo, si terrà un evento con due momenti di discussione e visione del rapporto tra arte, società e politica: oltre al testo di Stefano Taccone dal titolo “La contestazione dell’arte” sarà presentata la mostra Controtempi di Peppe Pappa, protagonista storico delle avanguardie napoletane degli anni sessanta – settanta che persiste nel presente a fare della sua azione artistica un gesto di opposizione politica. Al maestro Pappa si affiancano i più giovani Ciro Vitale, Salvatore Manzi, Pier Paolo Patti, Rinedda e Rosaria Iazzetta, artisti che, nelle differenti produzioni dei linguaggi audio-visivi e della loro gestione installativa, affrontano le emergenze dei conflitti collettivi attraversandoli con l’attivazione della memoria o con la vitalità relazionale o anche con l’ironia e la de-costruzione immaginante.
L’arte è dunque “in controtempo” quando mette in questione la visione dominante del mondo e agisce contrariamente alle immagini istituzionali del reale e anche del suo stesso senso. Quando l’arte è la contraddizione in atto del linguaggio come esperienza del mondo, essa è “azione politica”, eccedenza critica nel processo di conciliazione estetica tra il reale e il “sistema delle immagini”, ecco dunque perché il maestro Peppe Pappa all’interno di controtempi ripropone al pubblico toscano altre due sue opere video in linea con tale concetto: Afflizione e Venturo.
In “Afflizione” dunque l’artista napoletano Peppe Pappa sovrappone alle tre figure di lavoratori in primo piano del celebre dipinto del 1901 di Giuseppe Pellizza da Volpedo quattro scheletri in digitale che avanzano tenendosi per mano, accompagnati la frase di Ernie Lobet, sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz: «Perché il male trionfi, basta che i giusti non facciano niente».
“Venturo”, rappresenta un’operazione artistica di grande spessore sociale in quanto vuole essere un momento di ‘aggregazione’ di idee ed opinioni sottolineando così l’ elemento importante della ‘partecipazione’ che è in controtendenza al fenomeno sociale dell’individualismo per poter ragionare insieme sull’arte ed attraverso l’arte. Dove a predominare nella maggiore parte dei manifesti è la parola “Sogno”, un sogno quasi per disperazione non per costruzione, legato a un progetto operante, ma legato al fatto che la realtà oggi fa spavento e si avverte fortemente il bisogno di sognare.
L’evento è curato dal collettivo “Di.St.Urb, distretto di studi e relazioni urbane in tempo di crisi” e da “ARTLANTE, studi e iniziative per l’arte contemporanea”.