Continua nella sala del Ridotto del Mercadante il ciclo che lo Stabile di Napoli dedica quest’anno alle opere di Raffaele La Capria. Il secondo titolo della pentalogia è Guappo e altri animali, con Giovanni Ludeno, per la regia di Francesco Saponaro (in scena fino a dom. 1 Febbraio).
Guappo e altri animali è una raccolta di racconti che La Capria ha scritto nel 2007 e che hanno per preotagonisti gli animali, o meglio il rapporto tra uomo e animali, quindi tra uomo e natura, tematica centrale in tutta la produzione di La Capria. Il protagonista dell’ultimo racconto è un bastardello dallo strano pelo tigrato, che La Capria salvò dalla rogna e adottò. Una creatura tenera e indifesa, felice di vivere e amare, un vero “cane ‘e munnezza”, cui La Capria diede ironicamente il nome Guappo. “Una struggente melopea – dichiara Francesco Saponaro – dedicata al cane più amato, sospesa tra la nostalgia dell’infanzia e la posizione etica dell’intellettuale più maturo”. Tra le altre presenze di questo bestiario caro a La Capria, troviamo il polpo della Stazione Marittima che, stanco della prigionia in vasca, decide di evadere in cerca del mare, ossia della libertà, che dista solo poche decine di metri. Il racconto di questa fuga si traduce, per La Capria, in una vera odissea animale in cui il protagonista, dopo aver attraversato miracolosamente indenne il traffico di via Caracciolo, morirà a pochi passi dalla meta per aver scelto, fatalmente, il tragitto più lungo.
Francesco Saponaro decide di ambientare lo spettacolo dinanzi a una delle vasche della Stazione Dohrn, sapientemente riprodotta dalla scenografia di Luigi Ferrigno, che si avvale delle luci di Gigi Saccomandi e delle riproduzioni video di Renato Zagari. La sensazione che si ha è, dunque, di un legame tra uomo e natura irrimediabilmente filtrato da uno schermo, che separa i due mondi e li relega – entrambi – a una condizione di perdita: della libertà, della propria natura, della condivisione dello stesso destino. Giovanni Ludeno riesce a restituire il senso di stupore e amore nei confronti di queste creature, non rinunciando alla giusta dose di ironia, che costituisce la base della scrittura di La Capria. Una menzione particolare al piccolo Leone Curti che, con spontaneità ed energia, accompagna il protagonista in un viaggio a ritroso nella sua infanzia.
Delicato e ben fatto.