Consiglia Licciardi non è semplicemente una talentuosa custode del patrimonio musicale napoletano, bensì un’artista immensa che in ogni suo lavoro riesce a far risaltare infinite tradizioni etnico musicali che ci dona poi per riuscire a formare la nostra identità.
Pochi giorni fa ha presentato “Melos Antique”, un album nato dalla contaminazione della musica popolare napoletana con brani di tradizione celtica e medievale. Un percorso di 12 “esecuzioni disincantante”, ricche di tecnica e storia che accarezzano e sfiorano il lato nascosto dell’animo umano. Un lavoro sperimentale che, ancora una volta, dimostra come Consiglia Licciardi con semplicità e leggerezza riesca man mano ad avvicinarsi sempre più alla perfezione.
Iniziamo parlando proprio del tuo ultimo lavoro: come nasce “Melos Antique”?
«Il progetto non è stato assolutamente semplice. Fin dall’inizio della mia carriera, uno dei miei più grandi desideri è sempre stato quello di registrare un disco di musica popolare napoletana. Non l’avevo mai realizzato però, perché prima di me c’era stata la Nuova Compagnia di Canto Popolare che lo aveva già fatto. Dopo essermi laureata in musica da camera, ho trovato la soluzione: grazie ad accurate ricerche sono riuscita a contaminare la nostra canzone popolare con i moduli della musica celtica. In questo modo, non solo attraverso la fusione ho avuto anche un recupero dei generi musicali, ma soprattutto grazie alla contaminazione tra l’antico e il popolare ho ottenuto un lavoro estremamente moderno e originale!»
Come hai detto tu stessa, oltre a esserti laureata in canto lirico, sei specializzata in musica da camera. Quanto conta il tuo percorso di studi per la tua carriera?
«Consiglierei a tutti di studiare e cominciare a capire le nostre radici sia a livello storico che musicale. Ho affrontato il mio percorso al Conservatorio con grandi sacrifici e ne sono fiera. Adesso posso dire di poter parlare a 360 gradi di tutto ciò che so sulla musica classica e napoletana. Non è una questione di presunzione: io penso semplicemente che le cose vadano studiate e ponderate. Senza il mio intenso studio, il progetto che ho realizzato attraverso questo lungo periodo di sperimentazione non ci sarebbe.»
Grazie al tuo incredibile talento e alla tua voce da sirena, hai sempre e solo scelto di portare in giro per il mondo la musica napoletana. Hai mai pensato di cantare in italiano?
«No, non l’ho mai pensato. Avrei anche potuto farlo, in quanto come casa discografica lavoravo con la “Sugar”. Ma io ho sempre voluto rappresentare la canzone napoletana, anche se questo tipo di percorso mi ha comportato molta fatica.»
Continui a essere testimone della grandezza della musica napoletana in tutto il mondo. Il posto però dove forse sei capita meno è proprio Napoli. Secondo te perché c’è questo paradosso?
«Sono stata all’Opera House del Cairo, dove Verdi ha debuttato con l’Aida, al Teatro Coliseo di Buenos Aires, alla Chapelle de La Trinité di Lione, dove Napoleone ha fondato la repubblica cisalpina e posso testimoniare concretamente quanto all’estero ci amino.
Il problema a Napoli è tutto nella nostra educazione. Noi ci reputiamo inferiori alle altre culture e questo è assurdo! Caruso non era mai stato apprezzato. Poi, quando è stato acclamato all’estero, allora hanno iniziato a omaggiarlo anche qui. E così da “serie B” anche lui è entrato in “serie A”. Ma uno o è di “serie B” o di “serie A”!
Un’altra questione riguarda poi la formazione dei ragazzi: gli adolescenti partenopei non sanno cosa sia la canzone napoletana. I media non gli dedicano spazio, le istituzioni nemmeno: ognuno dovrebbe fare la sua parte per riappropriarsi della vera cultura.»
Un piccolo passo da parte delle istituzioni però è stato fatto e tu sei proprio la protagonista di tutto questo, giusto?
«Sì. Qualche mese fa, infatti, il generale dei carabinieri Carmine Adinolfi ha voluto fortemente che io facessi uno spettacolo in collaborazione con la Fanfara. Il nostro connubio ha avuto un successo strepitoso e inaspettato. Ci siamo esibiti al teatro “Mediterraneo” a Napoli e c’erano più di duemila spettatori. Il progetto era per Telethon e siamo riusciti a raccogliere più di 30 mila euro per la ricerca.
Per me è stata un’esperienza indimenticabile: ho conosciuto dei musicisti bravissimi che mi hanno stimolato e donato nuove energie.»
Dato il successo, non è che questa particolare collaborazione continuerà in futuro?
«Abbiamo già una data! Il 30 giugno 2013 alle 20 e 30 farò un nuovo concerto con la Fanfara ai Templi di Paestum. L’ingresso sarà libero e sono previsti circa seimila spettatori: credo si assisterà sul serio a un evento incredibile.»
E per un tuo tour che porterà in giro “Melos Antique”?
«Non abbiamo ancora delle date, ma sia io che mio fratello Giuseppe Licciardi che mi accompagna fin dall’inizio della mia carriera, vorremmo iniziare proprio da Napoli!
Staremo a vedere come vanno le cose.»