La TIESSETEATRO srl presenta Tres di Juan Carlos Rubio con Anna Galiena, Marina Massironi, Amanda Sandrelli e Sergio Muniz, per la regia di Chiara Noschese (Teatro Acacia, repliche fino a dom. 22 Dic.).
E’ una simpatica commedia scritta nel 2000 dal commediografo e sceneggiatore cordobano (classe ’67) che tratta di alcuni argomenti molto attuali e sentiti, finanche nel nostro Paese: maternità fuori tempo massimo, fecondazione assistita, nuovo tipo di famiglia non convenzionale. Tre donne, ex compagne di scuola sotto la cinquantina, la cinica Marisa (Galiena), la romantica Angela (Sandrelli) e la razionale Carlotta (Massironi), s’incontrano dopo trent’anni e fanno i conti con le proprie vite e i propri fallimenti. La prima ha sacrificato la sfera affettiva per inseguire il successo di star televisiva, la seconda è rimasta prematuramente vedova, la terza è stata lasciata dal marito per una donna più giovane. In preda ai fumi dell’alcool – e non solo -, decidono di riscattarsi restando incinte, contemporaneamente, di un unico donatore. E credono di trovare l’uomo perfetto in una loro vecchia conoscenza, Alberto (Muniz) che, però, non è proprio ciò che sembra…
Il testo è ben congegnato, ironico, irriverente. E’ una satira sulle nevrosi e le nuove problematiche della società odierna e tocca vari aspetti: l’egoismo, l’arrivismo, la solitudine, per non parlare dei problemi etici che scelte di questo tipo inevitabilmente sollevano, comunque la si pensi. Il tutto trattato con garbo e leggerezza. E la regia della Noschese (che firma anche le belle scenografie, di un bizzarro kitch post-moderno) va nella giusta direzione di lievità ironica, sottolineando gli aspetti più controversi della questione, senza però appesantire il discorso con inutili trovate da teatro di regia. Anche le interpreti appaiono affiatate e giuste nelle caratterizzazioni dei rispettivi personaggi. Lo spaesato Muniz risulta più convincente verso il finale. Estrosi e aderenti ai personaggi i costumi di Silvia Morucci, un po’ troppo insistiti gli effetti del light designer Maurizio Fabretti, che gioca sui contrasti di tinte forti.
Spettacolo, nel complesso, divertente e garbato che meriterebbe – ahimé – di essere visto da un pubblico un po’ meno attempato di quello che solitamente frequenta i nostri teatri.
Godibile.