Il Teatro San Ferdinando di Napoli riapre per la stagione 2024/25 con Re Chicchinella, libero adattamento da Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile scritto e diretto da Emma Dante, con Carmine Maringola, Annamaria Palomba e Angelica Bifano; una co-produzione internazionale che vede coinvolti il Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, Carnezzeria, Célestins Théâtre de Lyon, Châteauvallon-Liberté Scène Nationale, Cité du Théâtre – Domaine d’O – Montpellier / Printemps des Comédiens (repliche fino a domenica 10 novembre).
Dopo La Scortecata e Pupo di Zucchero, la regista palermitana Emma Dante (ormai naturalizzata napoletana) porta a termine la trilogia-viaggio nella fiaba e nella poesia barocca di Basile, anche se già non esclude altri progetti futuri (“Il Pentamerone consta di cinquanta novelle…” ha detto, infatti). Re Chicchinella è forse la fiaba più amara fra le tre. Protagonista della vicenda, che, come sempre, mescola elementi grotteschi, comici e tragici, è un re che, colto da un bisogno corporale, commette il tragico errore di impiegare un animale che crede morto, una gallina, per pulirsi le terga. La pennuta, tutt’altro che defunta, gli si incolla al didietro e risale su per le viscere, installandosi nelle interiora del sovrano. L’animale magico, come un verme solitario, divora tutto quello che il poveretto mangia, facendogli espellere uova d’oro. Stremato dalla cosa, il re decide di lasciarsi morire di fame, incontrando l’opposizione di tutta la corte, che non vuole privarsi delle uova d’oro.
Spiega Emma Dante: «Re Chicchinella racconta la storia di un sovrano malato, solo e senza più speranze, circondato da una famiglia anaffettiva e glaciale che ha un solo interesse, ricevere un uovo d’oro al giorno. L’animale vive e si nutre dentro di lui, divorando lentamente le sue viscere, fino a quando il re non scopre che per il mondo lui e la gallina sono la stessa cosa. Dopo tredici giorni d’inedia, Carlo III d’Angiò, re di Sicilia e di Napoli, entra nella sua nuova esistenza e, appollaiato sul trono, riceve il plauso di tutta la Corte.»
Gli interventi sul testo che Emma Dante opera sono quanto mai opportuni per rimarcare il lato tragico di questo triste apologo sulla solitudine del potere e sull’ipocrisia interessata delle persone che vi gravitano attorno e che – letteralmente – ci mangiano. Da qui, ad esempio, l’espunzione del lieto fine basiliano con le due contadine proprietarie della gallina che si palesano come un deus ex machina ad estrarre il pennuto dal regale deretano. In questa versione, il finale – che non anticipiamo – è ben più amaro ma, se vogliamo, spettacolare. Il tutto, comunque, sempre giocato sul registro dell’ironia, del grottesco, dell’eccesso che rende lo spettacolo fortemente comico grazie anche a quell’incanto linguistico del napoletano italianizzato barocco e aulico, anche quando il discorso si fa scatologico: qui si raggiungono vette di comicità sublime. Il resto è affidato alla bravura degli interpreti i quali, come veri comici dell’arte, si vedono impegnati in lazzi fisici e verbali sia in spumeggianti scene d’insieme che in istrionici assoli o numeri a due o a tre. A cominciare da Carmine Maringola (irresistibile Re Chicchinella), Annamaria Palomba e Angelica Bifano (infide Regina e Principessa), per proseguire con tutti i componenti della compagnia che, a vario titolo e in momenti diversi, offrono guizzanti pennellate per comporre un affresco vivido, emozionante, gustosissimo. Vale la pena nominarli tutti: Viola Carinci, Davide Celona, Roberto Galbo, Enrico Lodovisi, Yannick Lomboto, Davide Mazzella, Simone Mazzella, Samuel Salamone, Stephanie Taillandier, Marta Zollet.
Attori e attrici di grande livello diretti con maestria dalla sapiente mano di Emma Dante (dal cui estro prendono forma anche gli elementi scenici e i ricchi costumi), che sa sempre fin dove si può spingere per creare spettacoli energici, ben ritmati, comici e che facciano – al contempo – riflettere. Quello in questione è senza dubbio tra i suoi migliori, come attesta il trionfo di applausi tributati alla prima. Da vedere.