Si avvia al termine la stagione teatrale 2013/2014 del Teatro Elicantropo di Napoli, ospitando, da giovedì 8 a sabato 10 maggio 2014, l’evento conclusivo Colori Proibiti + Terra, nuovo progetto dei coreografi Elena D’Aguanno, Sabrina D’Aguanno e Ricky Bonavita con cui danno seguito ad una collaborazione artistica già sperimentata in diversi eventi organizzati da Itinerarte di Rosario Liguoro, impegnato da tempo nella distribuzione della danza contemporanea sul territorio campano.
Colori Proibiti + Terra rappresenta un viaggio attraverso le relazioni, attraverso le emozioni. In Colori proibiti, Ricky Bonavita esplora la fragilità delle emozioni che affiorano in un triangolo amoroso intergenerazionale. In Terra Elena e Sabrina D’Aguanno s’ispirano al caleidoscopio di suggestioni e di emozioni legate alla terra come elemento vero, reale, universale, attraverso il quale riscoprire l’autenticità dell’essere umano in quanto tale, al di là di ogni diversità di razza, di cultura e di religione.
L’allestimento si presenta, in scena, con una proposta registica e scenografica unitaria, valorizzando le diverse cifre stilistiche e coreografiche che distinguono i tre coreografi.
La lettura del romanzo Colori proibiti, pubblicato nel 1951 dallo scrittore giapponese Yukio Mishima, ha ispirato una riflessione sui rapporti amorosi intergenerazionali. Nello spazio stilizzato di una stanza chiusa il coreografo esplora la relazione fra i tre protagonisti di diversa età ed esperienza di vita, attraverso il pathos della danza, la complicità e la dinamica dei corpi, restituendo le incertezze e le fragilità di un triangolo che non trova soluzione.
La coreografia abbraccia così i diversi momenti della storia. La fluidità della danza si oppone agli squilibri e le fratture d’ogni variazione della relazione fra i personaggi, snodandosi nello spazio triangolare di una scenografia essenziale ed evidenziando i limiti di questo gioco e, al tempo stesso, la sofferenza che implica.
Terra è una coreografia ispirata al caleidoscopio di suggestioni e di emozioni legate alla terra come elemento vero, reale, universale, attraverso il quale riscoprire l’autenticità dell’essere umano in quanto tale, al di là di ogni diversità di razza, di cultura e di religione. I corpi disegnano e visualizzano queste immagini, questo attaccamento ‘universale’, uguale per ogni popolo, alla propria terra, mentre le musiche ne riproducono le sonorità.
I suoni, i ritmi, i colori e il movimento immergono lo spettatore in atmosfere suggestive e immaginifiche: il deserto, la spiaggia, dolce terra ferma, approdo di infaticabili pescatori; la campagna, la foresta fitta e oscura, metafora della quotidiana e faticosa ricerca di una possibilità sempre altra, di una perenne via di uscita, dell’umano peregrinare alla ricerca del significato della propria esistenza.