Dopo averla vista nella seconda stagione di Suburra su Netflix, l’attrice Claudia Gerini sarà nel cast di alcuni film in uscita nel 2019. Il 4 aprile uscirà al cinema “Dolceroma” di Fabio Resinaro, mentre il 30 “Non sono un assassino”, pellicola ispirata all’omonimo best-seller di Francesco Caringella, diretto da Andrea Zaccariello. “A mano disarmata”, il film di Claudio Bonivento, in cui la Gerini interpreta Federica Angeli – la cronista del quotidiano nazionale “La Repubblica”, che dal 17 luglio 2013 vive sotto scorta dopo la sua inchiesta sulla mafia ad Ostia – sarà nelle sale il 6 giugno.
Cosa ha significato per te interpretare il ruolo di Federica Angeli?
«Federica Angeli l’ho assorbita. Ho sentito sulla mia pelle la sua esperienza di donna, di madre, di professionista. Il suo modo di portare ai lettori la verità, questa consapevolezza che lei vuole dare della realtà, portando avanti la lotta ai clan mafiosi che infestano una parte della Capitale, Ostia, dove lei stessa vive. Mi è piaciuto interpretare il suo personaggio. Ci siamo incontrate, frequentate e piaciute da subito. Apprezzo molto la sua scelta, la capisco. Quando interpreti un personaggio lo devi capire, amare, abbracciare, devi essere quel personaggio. Per me è un grande privilegio perché non capita sempre di interpretare donne così vere, coraggiose e appassionate. Una particolarità che ci lega molto, sta nel fatto che io sono cresciuta ad Ostia, oltre al fatto che anche lei come me è una madre».
In che modo sarà raccontata la storia di Federica Angeli in questo film?
«In questo film vedremo la sua vita, quella di una donna, di una giornalista di cronaca nera, che porta avanti il suo lavoro con passione e dedizione, le sue inchieste, le sue paure, la sua disperazione, i momenti di solitudine. Vedremo il suo sequestro, quando gli chiedono di fermarsi. Vedremo quando sotto casa sua diventa testimone di un duplice tentato omicidio, seguito da una sua testimonianza ai carabinieri, una confessione con nomi e riconoscimenti, che a seguito di sei ore le stravolge completamente la vita, poiché le viene assegnata una scorta».
Cosa hai provato nel girare alcune scene come ad esempio quelle della scorta?
«Anche solo per finzione ad avere una scorta è come vivere in una prigione. È una cosa terribile, ti privano della libertà, della privacy, di tutto. Se devi uscire, devi chiamare prima. Personalmente, per come sono fatta io non riuscirei a vivere in questo modo».
Da madre cosa pensi della sua scelta?
«Federica è una madre che non si è omologato al silenzio e all’omertà, una madre che ha insegnato ai suoi figli a non piegare sempre la testa di fronte alle ingiustizie. La paura che uno ha è di vivere nel terrore. Vivere in un mondo lontano da tutto questo, un pochino più pulito, sarebbe il massimo
Dopo l’esperienza con i Manetti Bros, qual è il tuo rapporto con la città di Napoli?
«Non ho solo un rapporto carnale, ma anche di cuore, perché Napoli è una città che che mi ha trasmesso l’amore per la vita, la musica, i colori, i sapori, ma l’affetto del pubblico che mi ha conquistata. Ho portato a Teatro Diana uno spettacolo che è stato molto apprezzato. Il teatro era sempre pieno, la gente mi veniva a vedere. Io che non sono un’attrice di teatro in più considerata romana, non credevo che potessi riceve così tanto seguito. Invece è stato un grande successo e poi ho abitato per un mese in una bellissima casa napoletana, sia nel corso dello spettacolo che nel corso delle riprese di Ammore e malavita. Ricordo che quando ho girato nel Rione Sanità, la gente mi parlava come se fossi una del quartiere, le signore che mi davano consigli su come pronunciare alcune parole. Solitamente era Buccirosso, ma quando non c’era lui ci pensava la gente. Ho un legame di cuore con Napoli, anche a livello musicale, mi ha fatto molto piacere l’esperienza vissuta con i Solis String Quartet, con lo spettacolo “Qualche estate fa – Vita, Poesia e Musica di Franco Califano”. Per me è stato un grande privilegio poter raccontare attraverso brevi letture ispirate alla sua vita, accompagnate da nove brani, tra i quali Minuetto, Un’estate fa, Tutto il resto è noia, La nevicata, tutti quelli che hanno rappresentato secondo noi la carriera artistica di Franco».
Tantissimi ruoli interpretati e diversi premi ricevuti, cosa rappresenta per te, oggi, il tuo lavoro?
«È un lavoro che amo molto e mi porta sempre ad esplorare cose nuove, quindi anche a capire meglio la vita, a chi sono, portando al pubblico tante cose belle».
Quali i tuoi prossimi lavori?
«Oltre a “A mano Disarmata” uscirà “Non sono un assassino”, un bellissimo film basato sull’omonimo best-seller di Francesco Caringella, è un legal thriller diretto da Andrea Zaccariello, con Riccardo Scamarcio, Edoardo Pesci e Alessio Boni (uscita il 30 aprile 2019 n.d.r.), dove interpreto una PM. Poi c’è anche il film Dolceroma” (in uscita il 4 aprile) un film di Fabio Resinaro che parla un po’ della Roma del cinema, sulla falsa riga de La grande bellezza, che parla di questi produttori che fanno delle feste sfarzose. Il film vede al centro della storia, un piccolo scrittore, interpretato da Lorenzo Richelmy, che vuole anche lui un posto al sole nel cinema, quindi cerca di vendere la sua storia. Io sono la moglie del produttore, una donna facoltosa. Una coppia cinica e benestante che si è sposata solo per interesse».