Ho ascoltato per la prima volta un brano dei Cirque Des Rêves tratto dal loro omonimo primo EP quasi un mese fa e da allora è iniziata per me una Cirque Des Rêves – mania.
Per settimane ho continuato ad assaporare e riassaporare i sei inediti contenuti in questo piccolo gioiello, cercando inutilmente parole per descrivere questa ipnotica meraviglia. Non ci sono riuscita.
Stanotte però, ho avuto un’illuminazione improvvisa. O meglio, ho fatto un sogno in bianco e nero dal quale mi sono risvegliata col sorriso ebete e compiaciuto. Non ricordo precisamente cos’abbia sognato. So per certo, però, che il mio sogno aveva una colonna sonora a colori: Cirque Des Rêves.
E’ bastato un attimo per capire che finora non avevo capito niente. Lisa Starnini, voce e frontwoman della band insieme a Gianni Ilardo (chitarra), Gianni Bruno (piano), Edo Notarloberti (violino), Corrado Calignano (basso) e Alessio Sica (batteria) hanno suonato per me rispondendo a domande che non sono ancora in grado di formulare.
Le mie certezze sono così crollate come un fragile castello di carte. Potrei dirvi che l’istrionica band campana sa incrociare bene sonorità folk con quelle della tradizione mediterranea, ma mentirei al mio sogno.
La loro musica non è etichettabile: possiamo gustarla, non classificarla.
La voce di Lisa Starnini, paragonabile a quella di un’ammaliante Sirena ci guida in nuovi mondi, ci fa perdere la cognizione del tempo e dello spazio e ci ricorda infine che “nessun sogno è mai soltanto un sogno”.
Non ci serve Freud e nessuna delle sue interpretazioni per vivere intensamente grazie a “Magie”, anche se bisogna ammettere che con “My Clouds” è facile guardare il mondo da una nuvola.
Eterna bellezza quella che si presenta attraverso “Cahier des Reves”, brano che ha permesso all’EP di iniziare a farsi riconoscere alla prima nota. Eterno caos quello che si avverte grazie a “Polvere” e “Crumbs of tragedy”. Caos non inteso però come disordine, ma che, come diceva Nietzsche, fa partorire “stelle danzanti”.
Sei brani e tre lingue per colorare i sogni. Illusioni e fantasie poliglotte per realizzare i nostri desideri, per continuare ad assaporare la vera bellezza anche ad occhi ormai aperti.
E infine, “Lully”, ultima traccia dell’EP, brano che racchiude tutti gli altri, traccia che in oltre quattro minuti sussurra segreti e racconta storie ai bambini che, fortunatamente, ancora vivono dentro di noi.
Piccolo gioiello, semplice ninnananna che tutti dovrebbero ascoltare ogni sera prima di addormentarsi.
Trovate il tempo per gustare questa piccola meraviglia e, soprattutto, date sempre una nuova possibilità ai vostri sogni. Insomma: regalatevi Cirque Des Rêves!
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