Il regista argentino, ma naturalizzato francese, Alfredo Arias è cresciuto tra i circhi grazie al padre che produceva, oltre alle celebri espadrillas, i tessuti che servivano a ricoprire i tendoni delle strutture circensi. Dato che tra i suoi ricordi c’è la venuta nella sua città di un circo particolarmente povero e miserabile, mettere in scena il testo di Raffaele Viviani “Circo Equestre Sgueglia” è risultato per lui molto familiare. Ritrovare i personaggi descritti dal commediografo – anche attore teatrale, poeta, compositore e scrittore – così umanamente precari lo ha fatto recuperare un pezzo di infanzia. Il “prodotto” confezionato da Arias, all’interno del Napoli Teatro Festival che giunge così alle battute finali, è onesto. Si intuisce la passione verso la tematica e il testo ma non toglie né mette nulla rispetto ad altri allestimenti già visti. Un amarcord in cui ci sono tutti gli ingredienti (avanspettacolo, le macchiette, gli sketch…) per una pièce classica tanto che potrebbe essere considerata diretta da un qualsiasi napoletano doc cresciuto sotto l’ombra di questa cultura teatrale tradizionale. Un certo tipo di teatro che corre, gira senza arrivare mai da nessuna parte se non in terreni già battuti e collaudati con la cornice dello storico Teatro San Ferdinando a completare il tutto. Infatti, il pubblico canta, plaude e si diverte.
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