Continuano questa sera 30 marzo e domani, 31 marzo 2016, le presentazioni di “Memories”, il nuovo lavoro discografico del pianista Alberto Pizzo. A credere nel terzo album del compositore napoletano troviamo Sony Classical ed il Premio Oscar Luis Bacalov che ha partecipato al progetto in qualità di Direttore di una delle orchestre più prestigiose del mondo, la London Symphony Orchestra che, nella maggior parte dei brani, accompagna il piano di Alberto. Dallo scorso 25 marzo, inoltre, “Memories” è disponibile anche sul circuito giapponese.
La prima presentazione del tuo ultimo lavoro l’hai fatta a Milano: com’è andata?
«Molto bene. La location era magnifica, mi è sembrata una presentazione “all’americana” per dirla in soldoni. Abbiamo avuto anche una bella presenza di stampa e di ascoltatori, siamo tutti molto contenti!»
Ti seguiamo dal 2012, anno del tuo primo album “Funambulist” e adesso dopo quattro anni possiamo sintetizzare il tuo percorso affermando semplicemente che con la tua musica hai girato il mondo per poi tornare nella tua città, ovvero a Napoli.
«Ho cercato di valorizzare l’effetto boomerang per tornare a Napoli con una possibilità in più, questo è vero. Poi però è successo qualcosa di inaspettato: firmare infatti questo terzo lavoro con la Sony Classical è stata una vera e propria sorpresa. La Sony infatti è l’etichetta più puritana che esista e col mio lavoro c’è stata un’apertura incredibile. Ogni giorno che passa sento intorno al mio progetto un interesse sempre più vivo a tangibile e tutto ciò è meraviglioso!»
Non solo la Sony, ma anche la Yamaha si è appassionata ed ha appoggiato il tuo progetto. Suoni solo su pianoforti di qualità…
«Si, non mi posso proprio lamentare. Anzi, adesso ho esteso anche al circuito Yamaha Japan, alta qualità in tutti i continenti!»
Questo nuovo lavoro è pieno di conversazioni musicali che fai soprattutto con Chopin e Scarlatti. Mi è piaciuto molto leggere di questi featuring tra te e loro. Come hai composto questi brani?
«Gioco molto con l’immaginazione, questo è il punto focale dei miei brani. Ho immaginato quindi di ricomporre o rivisitare le loro partiture come se fossi affiancato dal compositore stesso. Cose del genere o ti porta al reparto di neuropsichiatria o, più semplicemente, ti rendono felice.»
Colpisce molto in “Memories” l’assenza di nomi importanti del panorama musicale internazionale che invece non sono mancanti nel tuo precedente lavoro. È stata una tua scelta ben precisa?
«Ho voluto inserire in questo album le persone che hanno seguito tutto il mio percorso musicale, ecco quindi mia moglie Yuki Sunami e il mio grande amico Gianluca Fronda: non ho voluto privilegiare nessuno, semplicemente mi fido del loro modo fi fare a livello artistico. Inoltre di grandi nomi ne avevo già, ovvero il Maestro Bacalov e la London Symphony Orchestra!»
La tua vita in un album potremmo dire, perché poi anche con Bacalov ci lavori ormai da più di un anno…
«Esattamente: amo definire questo lavoro come la fotografia musicale della mia strada artistica e della mia vita. Col Maestro è nata una sintonia durante i live che abbiamo condiviso ed ecco che lavorare insieme a “Memories” è stato consequenziale a ciò che si è creato tra noi giorno dopo giorno.»
Hai fatto fisicamente e musicalmente il giro del mondo, eppure in questi anni durante i live non ho notato cambiamenti nella tua persona, solo una grande maturazione artistica.
«Non amo indossare maschere, questo è quanto. Durante un live è facile in effetti capire il carattere di un pianista, bello quindi quello che dici riesco a trasmetterti.»
Programmi e date già fissate?
«Questa sera siamo alla Feltrinelli di Roma, domani saremo invece a Napoli. Ancora, ho un tour che mi porterà in Africa, a Mosca e a Bangkok. Ci saranno tantissime altre sorprese, ma il prossimo mese diventerò padre, per cui per il momento aspetto quella che sarà la data delle date!»