Lo scorso weekend, al Centro Teatro Spazio (storico teatro di San Giorgio a Cremano – Napoli), è andato in scena lo spettacolo dal titolo “Qui sosta in silenzio, ma quando ti allontani… parla!” con Vincenzo Borrelli e Cristina Ammendola. Adattamento e regia di Vincenzo Borrelli.
Un fine settimana dedicato alla giornata della memoria, con tanti interventi e film televisivi “per non dimenticare”, ma non solo, anche il teatro ha contribuito ricordando questo triste capitolo di storia, in particolare, Centro Teatro Spazio, con questo spettacolo intenso e drammatico, ci riporta ai tempi del nazismo mostrando un altro aberrante punto di vista, forse meno conosciuto, quello dei disabili mentali.
Ancora una volta il Centro Teatro Spazio propone un modo diverso di portare in scena la cultura, scegliendo questa volta una pagina tristemente nota della nostra storia e cercando di puntare i riflettori su vicende meno note, ma che andrebbero conosciute ed approfondite, perché, come dice Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.
Vincenzo Borrelli in Troilo Mazür è un uomo tedesco con disabilità (figlio di un colonnello ucciso in un agguato) che dovrà dimostrare di non essere affetto da malattie tali da farlo rientrare nel programma T4, che prevedeva il diritto dello Stato a sopprimere le cosiddette Lebensunwertes Leben, vite indegne di essere vissute, “mentalmente morte”, i “gusci vuoti”.
Un’infermiera nazista (una straordinaria interpretazione di Cristina Ammendola), mandata a valutare le condizioni dell’uomo per decidere se sottoporlo o meno al programma, detto anche “Olocausto minore”, cercherà di salvarlo a tutti i costi.
Lo spettacolo mette in scena la follia che portò alla soppressione di oltre duecentomila disabili tedeschi e che permise di mettere a punto metodi poi utilizzati per lo sterminio degli ebrei. Tale programma, attuato nell’ambito dell’Eugenetica e dell’igiene razziale, (argomenti assai diffusi nella Germania di quegli anni) mirava a diminuire le spese statali derivanti dalle cure e dal mantenimento nelle strutture ospedaliere dei pazienti affetti da disabilità mentali.