Niente da eccepire su questo suono vintage, quasi shoegaze, quasi americano, quasi tanto libero come fa la nuova scrittura di Cassandra Raffaele che cerca di slegarsi da tanti cliché e ignorarne la loro chiusura. Anzi, questo nuovo disco dal titolo “Camera Oslo” ha un potere visionario davvero interessante anche e soprattutto grazie ai suoni che si fanno narratori e protagonisti di un mondo quasi distopico, parallelo, asettico… ci arriva questa vicenda, questo concept come immerso dentro una sospensione che di quando in quando chiede al pop una via di scampo. E che bella produzione firmata da L’Amor Mio Non Muore di Roberto Villa…
Oslo per te rappresenta un luogo fisico o un punto nevralgico per la tua narrazione?
Oslo è un ricordo forte di un luogo fisico che ho vissuto nei primi anni di vita che è diventato poi, l’ambientazione emotiva del mio terzo album.
E poi quest’incipit quasi distopico… il tempo che viene ribaltato… perché?
Sentivo il bisogno di ribaltarlo, questo tempo, in tutto e per tutto. Perché non è stato facile da gestire, perché spesso mi fa paura. Volevo anche sperimentare scenari nuovi, per assurdo, attingendo come fonte d’ispirazione dal passato, tutto quello che musicalmente non riuscivo più ad attingere dalla musica contemporanea. Ho ricercato ascolti e atmosfere, e nel fare ciò, ho trovato un mondo familiare, la musica cioè con la quale sono cresciuta. Ho un debole poi per le musiche da film, e ho pensato bene di inserire un brano strumentale, un qualcosa che, in apertura del disco, facesse pensare ad una soundtrack.
I NERD di un tempo che tanto ci avevano incuriosito che parte hanno nella storia di questo disco?
Il disco è il risultato del lavoro di un nerd, io. Per tale motivo, è impregnato di approcci e soluzioni nerd, senza le quali non sarebbe venuto fuori nulla di ciò che ho creato con Camera Oslo. Didascalicamente, la rappresentazione di un lieto fine nerd ha trovato poi un epilogo felice all’interno del brano Sarà Successo, che chiude anche il disco.
E citando Oslo non mi sarei tanto atteso un disco shoegaze con un suono ruvido, antico e analogicamente americano…
Neanche io, merito di Roberto Villa. La magia della musica è questa, unire mondi lontani, quando si usa il cuore, può convivere la musica ruvida, in un contesto più poetico e nordico come quello rappresentato da una città come Oslo, quando di base, ci sono da accostare immagini ad affetti e ricordi.
E restando sul tema, “Camera Oslo” sembra anche molto liquido e sospeso, leggero, come se ogni esecuzione comunicasse una resa agli eventi… che mi dici?
Può darsi, e lascio comunque a te questa sensazione. Ho cercato semplicemente di selezionare delle canzoni che avessero storie collegabili emotivamente. E quando ci sono emozioni in circolo, ci si sente un po’ sospesi.