In prima assoluta, al Teatro Mercadante di Napoli è di scena Casa Di Bambola di Ibsen, nell’adattamento di Raffaele La Capria, con Gaia Aprea, Giacinto Palmarini, Alessandra Borgia, Autilia Ranieri, Paolo Serra e Claudio Di Palma che ne firma anche la regia; una nuova produzione del Teatro Stabile di Napoli (repliche fino a dom. 17 Aprile).
Casa Di Bambola è un capolavoro del Teatro europeo, scritto da Ibsen nel 1879 ad Amalfi, all’epoca meta preferita dei turisti nordici del Grand Tour. In effetti, le atmosfere meridionali ed “esotiche” si sentono tutte, nel testo. Nora, sposa di Torvald da cui ha avuto tre figli, è una moglie ubbidiente e sottomessa. Per salvare la vita del marito – malato e bisognoso di un viaggio terapeutico in Italia – contrae, ad insaputa di lui, un debito con Krogstad, sottoposto di Torvald che egli vorrebbe licenziare. Così Krogstad rivela tutto a Torvald per ripicca, e la reazione di lui, violenta, nei con confronti della moglie scatenerà la decisione di lei – impensabile per l’epoca – di lasciare il tetto coniugale.
La riduzione di La Capria volta a tenere in piedi soltanto i momenti salienti della vicenda, tanto da ridurre un drammone dell’Ottocento a un atto unico di un’ora e mezza, sicuramente snellisce il testo e lo rende più compatibile – come egli stesso dichiara – coi tempi e i gusti contemporanei. Peccato, però, che a questa operazione di tagli sarebbe dovuto seguire un lavoro di regia ben più articolato, tale da consentire comunque una comprensione completa e totale delle situazioni e dei personaggi. Esempio ne è la famosa scena (nell’originale, conclusiva del secondo atto) in cui Nora, in preda a una sorta di crisi isterica, comincia a ballare la Tarantella in maniera sempre più vorticosa – a voler dare un segno visibile del suo malessere – fino a svenire, che nello spettacolo in questione si risolve in tre piroette e caduta fra le braccia del marito. Meglio sarebbe stato tagliare anche questo, piuttosto che dare l’impressione di recitare un Bignami di Ibsen. Riguardo agli interpreti, Gaia Aprea risulta forzata e non naturale nei panni di Nora, almeno fino alla scena finale dove, prendendo coscienza di sé il personaggio, riesce anche lei ad essere più convincente. Buona l’interpretazione degli altri attori, soprattutto di Giacinto Palmarini che riesce a dare un buono spessore al suo – seppur risicato – dottor Rank. Ottima l’interpretazione di Torvald da parte di Claudio Di Palma, che risulta naturale e credibile. Fosse stata così accurata anche la sua regia…