La magia dell’incontro. Giovani musicisti a firma di Carovana Tabù e la superba eleganza stilistica della tromba di un gigante come Fabrizio Bosso. Il tutto torna dentro un disco come “Miles To Go”, nuova tappa discografica della formazione composta da 8 giovani musicisti proveniente da tutta Italia. E dunque il suono arreda una visione quanto più aderente possibile alla grande letteratura di Miles Davis, ripescandone alcune composizioni magistrali… ma anche spazio ad una suite finale inedita e composta lasciandosi ispirare alle pitture del trombettista americano. Il jazz dentro confini labili di un suono moderno, ora come allora…
Si torna a parlare di Miles Davis: che tipo di artista è stato per voi e per il Jazz mondiale?
Miles è stato per noi la scia di ciò che ha lasciato al jazz mondiale; un visionario, un eterno ricercatore in contrasto con i suoi stessi elementi strutturali, la figura di un musicista che da solo ha saputo prendere alla radice il linguaggio di uno stile articolato e complesso come il jazz e portarlo nelle orecchie di tutti, rimanendo drasticamente concreto e sincero con sé stesso.
E perché questa volta e questo disco avete voluto focalizzarlo sulla sua musica?
Il 28 settembre 1991 Miles Davis ci lasciò, in un ospedale di Santa Monica in California; il 2021 fu l’anno in cui ricorse il trentennale dalla sua scomparsa, quale occasione migliore quindi per dedicargli questo disco, addentrandoci così nello studio della sua espressione.
Come avete scelto i brani da risuonare? E quanto li avete stravolti o quanto li avete rispettati alla lettera?
I brani furono proposti dal nostro pianista ed arrangiatore, Stefano Proietti, successivamente decisi all’unanimità e poi arrangiati definitivamente; come si può evincere da un primo ascolto di Miles To Go la scelta è stata quella di ripercorrere le orme stilistiche di Miles ma con il tentativo di interpretare le sue forme melodiche attraverso nuove vesti, nuovi stili musicali creati dalla fusione e sperimentazione di generi pre-esistenti, come il jazz, il funk, il soul.
Fabrizio Bosso che di certo non è nuovo al vostro incontro: sembra perfetto per interpretare Miles Davis. Dunque da chi nasce questo disco? Da voi o dal vostro incontro?
Fabrizio è stato la ciliegina sulla torta di questo lavoro incredibile; ha saputo ripercorrere i passi già tracciati da Davis in merito al suo personale timbro, le sue scelte melodiche, l’attitudine di certo non banale nel ricoprire il ruolo di un musicista così importante per la storia della musica; Miles To Go è stato un felice accordo tra tutti noi, e ci auguriamo che possa risuonare il più a lungo possibile.
Un disco live? In genere pensiamo sempre che il suono di certi dischi debba essere immortalato rigorosamente dal vivo…
Non escludiamo affatto la possibilità di realizzare una raccolta con le esecuzioni meglio riuscite di questi brani dal vivo, anche se crediamo fortemente che la forza di questo disco stia nell’unione di performance live, come le nostre, ed il grande lavoro reso negli accompagnamenti elettronici di suoni campionati e rielaborati, in questo caso da Stefano Proietti e Davide Di Giuseppe, rispettivamente il pianista ed il batterista della formazione.