Carmine Recano, classe 1980, esordisce come attore sul piccolo schermo nel 1998 interpretando il ruolo da protagonista nel film Un nuovo giorno di Aurelio Grimaldi. Da quel momento per Recano la strada per il cinema e la televisione è tutta in salita. L’attore napoletano si trasferisce a Roma, dove intraprende gli studi di recitazione. Di lì a poco arriva anche il suo primo progetto per il grande schermo, Terrarossa di Giorgio Molteni. Dopo averlo visto in questo film, Ferzan Ozpetek lo sceglie come attore in Le fate ignoranti e, grazie alla stima reciproca tra il regista e l’attore, Carmine Recano entra a far parte anche del cast di Un giorno perfetto e Mine vaganti. Diversi sono i film cui l’attore ha preso parte.Tra questi Pesi leggeri di Enrico Pau, La vita degli altri di Nicola De Rinaldo e I cinghiali di Portici di Diego Olivares, Certi bambini di Salvatore Mereu, Ballo a tre passi, Te lo leggo negli occhi di Valia Santella eTatanka per la regia di Giuseppe Gagliardi. La sua abilità e spontaneità nel calarsi con disinvoltura in un personaggio, rende Carmine Recano attivo anche in progetti per la televisione come Don Matteo, Orgoglio, Carabinieri, Capri, Provaci Ancora Prof, La nuova squadra, Il clan dei camorristi, Gli anni spezzati – L’ingegnere.
In questa intervista Carmine Recano ci parla dei suoi sedici anni tra cinema e televisione.
Hai da poco finito di girare la seconda serie di Un’altra vita di Ivan Cotroneo a Ponza…ci parli del tuo personaggio?
«È una serie Rai di sei puntate e andrà in onda verso la fine del 2014 o l’inizio del 2015. Il mio ruolo è quello di un medico che porta con se il segreto di essere omosessuale. Ma alla fine questa verità verrà fuori. Purtroppo per contratto non posso svelare altri particolari.»
Ma visto che non puoi dirci altro sul tuo personaggio in Un’atra vita, andiamo indietro di qualche anno e parliamo di Marco, ruolo che hai interpretato nel film di Ferzan Ozpetek Mine Vaganti. Anche in quell’occasione il tuo personaggio era gay. Molti ricorderanno la scena del bacio tra te e Scamarcio e della scena a letto. È stato difficoltoso affrontare quella scena? Cosa ne pensi degli omofobi?
«Credo che la propria identità vada vissuta in modo libero e senza pregiudizi. Tutto quello che è discriminatorio va condannato. Poi, la scena del bacio non è stata difficile, la mia preoccupazione era di apparire sinceramente innamorato dell’altra persona e quindi far arrivare al pubblico quella emozione.»
Altri progetti a cui stai lavorando?
«Tra un po’ inizio a girare un film in due puntate prodotto da Cattleya per Raiuno dal titolo “La strada dritta” regia di Carmine Elia. Inoltre, sono in fase embrionale anche altri progetti, sia per il cinema che la televisione, quindi non posso che incrociare le dita e aspettare che si concretizzino.»
Hai cominciato a lavorare davanti la macchina da presa a 16 anni, passando dal cinema alla televisione. Cosa può dirci del teatro?
«Non ho avuto mail il tempo necessario. Ho iniziato la mia carriera da attore all’età di 16 anni con Un nuovo giorno, film di Aurelio Grimaldi in cui ero protagonista. Subito dopo mi sono trasferito a Roma, ho cominciato a studiare recitazione e dopo poco ho trovato un’agente. L’anno seguente, infatti, ho preso parte al film Terrarossa di Giorgio Molteni e da quel momento non mi sono più fermato, continuando a interpretare ruoli per cinema e televisione, con una media di circa tre film l’anno. Questo ovviamente ha tolto spazio ad altre cose, come ad esempio il teatro. Ad oggi non posso dirti se un’esperienza teatrale mi sarebbe piaciuta o meno. Forse non sono neanche all’altezza o forse sì. Quello che è certo è che il mondo del teatro è completamente diverso da quello del cinema o della televisione.»
Perché ti sei avvicinato a questo mondo…
«È successo tutto per caso. Un mio carissimo amico che frequentava una scuola di recitazione al Teatro Totò di Napoli. Un giorno mi chiese di accompagnarlo ai provini del film Un nuovo giorno film di Aurelio Grimaldi. A sostenere i provini c’era l’attore Gaetano Amato, il quale mi propose di sottopormi ad un provino su parte. Dopo una quindicina di giorni mi chiamarono per un callback con Grimaldi. Dopo il secondo provino mi comunicarono di essere entrato a far parte del cast. Un’esperienza che mi ha aperto nuove strade, ma che fino a quel momento non immaginavo minimamente che da grande avrei fatto l’attore.»
Tra i vari ruoli che hai interpretato qual è quello che ti è rimasto più impresso?
«Più che ruolo, direi film. Quelli che amo particolarmente sono Certi bambini dei fratelli Frazzi e Mine Vaganti.»
Per quale motivo sei legato in particolar modo a questi due?
«Per me un film rappresenta un lunghissimo viaggio fatto con dei compagni di lavoro, dove si intrecciano storie, situazioni, ricordi, nuove conoscenze. Quindi ho scelto questi due poiché ho vissuto dei bei momenti, grandi emozioni su entrambi i set.»
C’è un libro che hai letto e che ti piacerebbe diventasse un’opera cinematografica?
«Sì, Cane Rabbioso del bravissimo autore napoletano Angelo Petrella. È un genere noir, e la storia ha un suo fascino, per il cinema sarebbe l’ideale.»
Ti piace interpretare di più il ruolo del buono o del cattivo?
«A mio parere non ci sono ruoli di buoni o cattivi, semplicemente esistono dei ruoli che riescono a lasciarti delle sensazioni, delle emozioni. L’importanza di un ruolo è quello che riesce trasmetterti il tuo personaggio, quello che avverti, ma soprattutto quello che si riesce a trasmettere al pubblico.»
Cinema o fiction tv?
«Entrambi. Il cinema trasmette delle emozioni e le serie televisive altre. Negli ultimi anni le fiction italiane affrontano tematiche sociali. Riportano in vita storie e personaggi appartenuti al passato, quindi evviva anche la fiction!.»
Oltre a Mine Vaganti hai fatto parte di altri due film di Ferzan Ozpetek, Le Fate Ignoranti e Un giorno Perfetto. Cosa puoi dirci di lui?
«Ferzan a differenza di molti altri registi ha una sensibilità spiccata ed è questa una delle sue caratteristiche che mi ha sempre colpito. È uno che ti legge nell’anima solo con uno sguardo.»
C’è qualche regista in particolare con cui ti piacerebbe lavorare?
«Sicuramente Sorrentino. Credo sia un regista che conosce il cinema, sa muovere la macchina da presa, le immagini dei suoi film a mio parere incantano. Il cinema è anche bellezza, intesa ovviamente come immagini.»
Attori invece?
«Placido. Non ci siamo mai incrociati, ma credo sia un grande professionista, un grande attore.»
Cosa fai nel tempo libero?
«Leggo moltissimo. In questo periodo sto leggendo Il linguaggio del corpo. Mi affascinano i libri che ti permettono di studiare e capire la psicologia umana.»
Musica?
«Non mi allontano molto dalla mia terra. Mi piace Lino Cannavacciuolo, Raiz, Enzo Avitabile, Clementino.»