Carmine Alboretti, uno degli eccellenti giornalisti italiani, direttore del quotidiano “La Voce sociale”, ha voluto festeggiare il venticinquesimo anno della sua professione, regalandosi la pubblicazione del libro, La Buona Battaglia – Politica e bene comune ai tempi della casta (Editrice Tau).
Un libro che mette a confronto i principi della Dottrina sociale della Chiesa con le questioni della recente e attuale stagione politica, una messa in guardia da visioni utilitaristiche e totalizzanti dell’agire politico, infondendo fiducia e speranza, soprattutto nei giovani. Che ritorni il tempo in cui politica, religione e ideologia si alleino per il bene comune. Il libro include anche la Postfazione, L’utopia democratica di Papa Francesco, di S. E. Mons. Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Abbiamo intervistato Carmine Alboretti in occasione della presentazione del suo libro “La Buona Battaglia”, organizzata da Mydreams e dalla scuola di cinema “A.S.C.I.”.
Il libro è una raccolta dei vari editoriali pubblicati sul web magazine La Voce sociale…
«La Voce Sociale è un giornale online di ispirazione cattolica, che ho fondato insieme ad altri giornalisti di Roma e che si propone di offrire un punto di vista diverso dei fatti della politica e dell’attualità nazionale.»
Gli articoli inseriti riguardano quale periodo? C’è stata una scrematura?
«È il diario di un anno di lavoro, gli articoli sono riprodotti fedelmente. La differenza che presenta, rispetto al giornale,e, che ho preferito fare un distico iniziale per spiegare perché è nato quell’editoriale, anche perché, il fatto di attualità, mi serviva come base per parlare dei vari problemi, quelli della rappresentanza, della democrazia o, dei diritti delle coppie di fatto. Il dato di cronaca è il punto di partenza, poi c’è la riflessione, che può essere condivisa oppure no, però, lo spirito è quello, e poi ho citato, per ogni articolo, il passaggio del magistero di un Papa o della Dottrina Sociale che giustifica quel tipo di posizione.»
C’è qualcosa che avevi a cuore e per il quale ti sei battuto?
«Il libro s’intitola La buona battaglia, ma io non faccio nessuna crociata. Mi sono limitato a far emergere dei problemi della realtà italiana anche nei riconoscimenti dei diritti delle persone. Il libro sostiene il riconoscimento dei diritti, ovviamente fa delle precisazioni riguardo ad alcuni punti di vista, ma credo che sia un libro estremamente aperto e tollerante, e che apra anche la porta alla speranza. Si parte dalla casta con l’auspicio che la realtà migliori con il coinvolgimento di giovani e di donne, soprattutto di tante donne.»
Hai avuto qualche riscontro negativo per i tuoi articoli?
«Il libro racconta la realtà italiana dal punto di vista della dottrina sociale della Chiesa, ha una visuale ben definita, però è un libro che rispetta tutte le opinioni, e, soprattutto non criminalizza né chi la pensa politicamente in maniera diversa, né chi vive situazioni che da noi sono comunque viste in maniera non positiva. Il giornale e il credente non criminalizza mai nessuno.»
Sono anni che ti batti per la visione religiosa delle cose…
«Seguo l’attività del Papa e della Santa Sede come Vaticanista, e, quindi, da questo osservatorio privilegiato cerco anche di far capire che la religione non è un fatto privato, ma che può avere molto nell’incidenza pubblica, senza però incidere sul principio di laicità dello Stato, che va sempre salvaguardato. Il libro è contro il laicismo, che è una cosa diversa dalla laicità.»
Ci sono giovani che si avvicinano alla religione?
«I corsi di formazione sull’attività sociale della Chiesa che si fanno nelle diocesi e anche nelle associazioni di ispirazione cattolica registrano sempre un numero alto di adesioni. C’è voglia di partecipare alla vita politica, l’importante è, per chi si avvicina a questo delicato compito, che lo faccia nello spirito giusto, poi o la pensi in un modo o nell’altro, l’importante è chi si approccia a certe tematiche lo faccia con un cuore puro, con l’animo semplice e, soprattutto, che intenda la politica come servizio.»