In scena, al Teatro Nuovo di Napoli, Carlo Cecchi ed Angelica Ippolito in Dolore Sotto Chiave e Sik-Sik l’Artefice Magico di Eduardo De Filippo, con Vincenzo Ferrera, Dario Iubatti, Remo Stella e Marco Trotta, per la regia di Carlo Cecchi, una co-produzione Marche Teatro, Teatro di Roma ed Elledieffe-Compagnia Luca De Filippo (repliche fino a domenica 27 febbraio).
Si tratta di due atti unici della vasta produzione eduardiana. Filo conduttore dei due testi è lo svelamento della nuda verità, la disillusione, il disinganno. Dolore Sotto Chiave nasce come radiodramma nel 1958, con Eduardo e la sorella Titina nel ruolo dei protagonisti. Lucia Capasso, per molti mesi nasconde al fratello Rocco – nel timore che questi possa compiere un atto inconsulto – l’avvenuta morte della moglie Elena e finge di occuparsi delle cure della donna, gravemente malata. Lucia impedisce a Rocco di vedere la moglie, con la scusa che la sua sola presenza potrebbe causare emozioni che potrebbero esserle letali. Rocco, esasperato dalla interminabile agonia di lei, in una crisi di rabbia entra a forza nella stanza della malata e la scopre vuota. Lucia gli rivela l’amara verità: la moglie è morta da tempo, mentre lui era in viaggio per lavoro. Comincia qui un alternarsi di responsabilità e accuse fra i due fratelli. Sik-Sik l’Artefice Magico, atto unico scritto nel 1929, è uno dei capolavori del Novecento. “Come in un film di Chaplin” – dice Carlo Cecchi – “è un testo immediato, comprensibile da chiunque e nello stesso tempo raffinatissimo. L’uso che Eduardo fa del napoletano e il rapporto tra il napoletano e l’italiano trova qui l’equilibrio di una forma perfetta, quella, appunto, di un capolavoro.” Sik-Sik (in napoletano, “sicco” significa secco, magro e, come racconta lo stesso Eduardo, si riferisce al suo fisico) è un illusionista maldestro e squattrinato che si esibisce in teatri di infimo ordine insieme con la moglie Giorgetta e Nicola, che gli fa da spalla. Una sera il compare non si presenta per tempo e Sik-Sik decide di sostituirlo con Rafele, uno sprovveduto capitato per caso a teatro. Con il ripresentarsi di Nicola poco prima dello spettacolo e con il litigio delle due “spalle” del mago, i numeri di prestigio finiranno in un disastro…
Lo spettacolo risulta assolutamente godibile e rispettoso dei testi, grazie all’attenta e misurata regia di Carlo Cecchi che si conferma attore di grande spessore, che sa dar voce al comico e al tragico che coesistono in tutti i personaggi eduardiani. Tra l’altro, è apprezzabile che egli avochi a sé il ruolo di protagonista solo in Sik-Sik, dando spazio in Dolore Sotto Chiave al bravo Vincenzo Ferrera (volto noto soprattutto per le fiction TV) nel ruolo dello sventurato Rocco Capasso, succube di un amore a dir poco “protettivo” da parte della sorella e dell’invadenza dei vicini di casa, che si vorrebbero arrogare il diritto ad una sofferenza e ad un lutto che a lui stesso sono stati negati. Angelica Ippolito, che ricordiamo al fianco di Eduardo in numerose riprese per la TV delle sue commedie negli anni ’70, dimostra di non aver perso smalto e di trovarsi perfettamente a suo agio sia nel ruolo realistico di Lucia Capasso, che in quello più grottesco di Giorgetta, aiutante di Sik-Sik. Buono il livello del resto del cast, tra cui ricordiamo l’ottimo Dario Iubatti, naturalmente comico nei ruoli dell’invadente Signora Paola e dello sciagurato Rafele, spalla improvvisata di Sik-Sik. Da vedere.