Ieri sera il Noisy Naples Fest ha ospitato Carl Brave, impegnato da giugno in un tour nei migliori Festival della penisola.
Accompagnato sul palco da una band di 11 elementi, Carlo Luigi Coraggio, nome d’arte Carl Brave, pischello di Roma classe ’89, è diventato famoso nel 2018 con il suo primo singolo Fotografia, in collaborazione con Francesca Michielin e il rapper Fabri Fibra.
Con Biscotti, tratto dall’ultimo album Migrazione, Carl ha dato il via alla serata: «E finisce che poi non ritorni. Lo so che può sembrare un grande bluff. Ma ho il cuore che mi scoppia di rimorsi. Uno tsunami su una tavola da surf. Sarebbe più facile, da controllare».
Il suo accento romano, segno identificativo del cantante, è stato così piacevole, che la platea richiamava la sua attenzione imitandolo.
Nelle due ore circa di concerto ha eseguito brani come Posso, Chapeau, Dieci, Roma è sempre la stessa, Merci.
Un momento magico, come definito dallo stesso Carl, è stato quando ha cantato Scarabocchi, con un amico rapper: «E dammi un cinque alto. Sei un foglio bianco che svolazza tra il grigiore dell’asfalto. Fino al terrazzo, per poi ricadere giù, graffiato dagli scarabocchi. E poi rimanere giù nell’ombra di questi ricordi».
La folla è impazzita per i brani più famosi: Spigoli, Sempre in due, Noccioline, Tararì Tararà, Shangai e soprattutto per Makumba, la canzone dell’estate 2021 con Noemi.
L’album “Migrazioni” è il racconto del suo amore passionale per Roma, al punto tale che sembra di passeggiare per i vicoletti della città, apprezzando i quartieri, le atmosfere e le sensazioni che la capitale può regalare. Un nuovo stile, sempre più pop, dove emerge la sua capacità di cantautore. Un nuovo viaggio, partendo dalle popolari, per raggiungere i grattacieli di quartieri residenziali altolocati e chic, descrivendo sia il sottomondo che gli ambienti più elitari. Rimpianti con annesso assolo di sax, Turbolenze con Gabriele D’Amici alla tromba.
Forse, il racconto di una relazione romantica difficile e irrisolta: «E non ti vedo più qui intorno.
Chissà se sei in un altro mondo. Dentro i tuoi occhi più grandi dei miei. E mi va bene infondo, infondo. Lo so stiamo stati un viaggio senza ritorno. E resterò con un cartello addosso col tuo nome scritto sopra. Aspettandoti a un gate dell’aeroporto».
Lieto fine è invece una rincorsa alla ricerca della continua felicità, una missione per “guarire” ogni cuore frantumato e in cerca di un appiglio. «E mi hai strappato come fossi un cerotto. Che nascondeva tutti i tagli che hai. Solo io sapevo che c’era sotto. C’era un mare di guai».
Carl Brave ha salutato Napoli con i brani Che poi e Malibù.