Canyaviva è un progetto ambizioso nato dall’architetto inglese Jonathan Cory.Wight intorno al 2005. Dopo un’attenta analisi delle componenti strutturali e dei comportamenti naturali delle piante di bambù che crescevano sugli argini del Rio Aguas, iniziò ad elaborare questo modello costruttivo che prende forma solo nel 2009, con la nascita di un collettivo multidisciplinare attivo a livello internazionale.
Il progetto, di evidente stampo ecologico, è rivolto e aperto a chiunque voglia partecipare, architetti ed appassionati, e si basa su tecniche di costruzione innovative ed originali che hanno come soggetto la canna di bambù.
Questa pianta con le sue forme perpendicolari, con la sua resistenza e l’incredibile flessibilità che ne permette un infinito numero combinatorio, è un materiale adatto a tutti i tipi di costruzioni. Ha un altezza che può superare i 40 metri e un diametro di 30 centimetri. Una resistenza due volte superiore a quella dell’acciaio, è la pianta tra le più diffuse nel mondo. Senza considerare l’incredibile vantaggio che ne deriva per la sostenibilità e per i costi ridotti. Rivoluzione dell’edilizia? Chi lo sa. Fatto sta che quest’acciaio vegetale per la sua versatilità, sta riconquistando un gran numero di seguaci.
Il progetto è ancora in fase “embrionale” essendo nato da poco ma sembra già avere molti contribuenti tra architetti, ecologisti, artigiani o semplici curiosi attratti da un ideale comune che vede nel cemento e i classici metodi di costruzione dei demoni da esorcizzare, e la natura un bene da rispettare.
Il corso, il secondo in Italia da appena l’anno scorso ha visto una partecipazione attiva e interessata. Si è tenuta nella tenuta del “cerquosino” sul Monte Peglia di Orvieto. I paesaggi mozzafiato regalati da una natura incontrastata e genuina, ha senza dubbio contribuito alla buona riuscita del progetto.
La preparazione del bambù è stata svolta nel bosco che accerchiava tutt’intorno la tenuta. Un bosco incantevole, silenzioso e avvolgente, con le sue atmosfere fresche e profumate della primavera che stava per arrivare assieme ad un carico di nuove fioriture e odori, e che ha reso l’impatto con la natura totalizzante, sposando a pieno i motivi del progetto.
Il gruppo si è occupato della pulizia, della classificazione delle varie tipologie di bambù e poi in seguito dell’assemblaggio degli stessi al fine di costruirne degli splendidi archi dalle numerose combinazioni possibili, che verranno poi utilizzati come decorazioni o supporti al WAO FESTIVAL 2017 che si terrà prossimamente sul Monte Peglia. Il festival anch’esso di stampo ecologico avrà come tema proprio la consapevolezza ambientale.
Disboscamento, deforestazioni, riscaldamento globale sono problemi attuali ai quali gruppi di persone si dedicano in maniera ambiziosa e speranzosa. La morbosità con la quale distruggiamo piante alberi ed intere montagne che ci regalano ossigeno e vita, deve essere evitata. Un barlume di speranza deve essere custodito da chi agisce per un ideale comune e che riguarda uomini, natura e animali allo stesso modo. Problemi sociali che dovrebbero interessare ognuno di noi ma che vede ancora solo una piccola nicchia di seguaci. Mancano forse gli eroi di un tempo che univano tutti per una causa comune, per la quale si era disposto a dedicare una vita. La comunità, l’interesse comune è stato sostituito da un inguaribile avidità e individualità di pensiero, che ha visto la natura divenire pian piano uno scenario di poco conto sulla quale svolgere le nostre attività e non più il motore della vita. Uno sfruttamento che sfocia nella deturpazione della stessa.
Canyaviva vuole ricordarci che la natura può essere nostra amica e che la nostra convivenza con lei, dovrebbe essere tollerante ed educata.
È stata forse la collaborazione lavorativa ad un fine comune che ha permesso una perfetta armonia e una buona riuscita del progetto.
E forse lo hanno già capito l’Asia e l’America Latina che da tempo utilizzano questa pianta per le loro costruzioni. Anche se in effetti in Cina, già dal Duecento veniva adoperato per le geomene e le cime delle navi e dai Vietgong durante la guerra in Vietnam per la realizzazione di armi e trappole.
Insomma una pianta storica, che di storia ne ha fatto davvero. E adesso sembra essere tornata alla ribalta apprestandosi a divenire la nuova rivoluzione dell’edilizia, e ricordandoci che la soluzione era proprio sotto i nostri occhi e che, in effetti, ci era già stata suggerita.