Si intitola “La febbre incendiaria” il terzo disco del cantautore toscano Marco Cantini, pubblicato da Radici Music Records, ispirato al romanzo “La Storia” (Einaudi 1974) di Elsa Morante, uno dei capolavori della letteratura italiana, che narra i momenti tragici vissuti a Roma da Ida Ramundo, una maestra elementare di origini ebree, durante il secondo conflitto mondiale. Nei versi poetici delle canzoni di Cantini rivivono le paure e le afflizioni di Ida, le atrocità dei nazisti, la rabbia e l’odio di Davide, la lotta di Nino, la disperazione di Useppe e la tragica devastazione del quartiere San Lorenzo a Roma causata dai bombardamenti del 1943. Alla realizzazione de “La febbre incendiaria” prodotto dallo stesso Cantini e da Gianfilippo Boni, hanno preso parte i musicisti Francesco “Fry” Moneti, Marco Rovelli, Riccardo Galardini e Riccardo Tesi. Seguendo le orme dei grandi cantautori Francesco Guccini, Fabrizio De Andrè, Claudio Lolli e Francesco De Gregori, Marco Cantini segna i suoi passi nel panorama del cantautorato italiano.
“La Febbre incendiaria” è il tuo nuovo disco ispirato al romanzo “La Storia” di Elsa Morante. I versi dei brani rievocano le vicende vissute dai protagonisti e riportano alla memoria gli orrori inenarrabili della seconda guerra mondiale. Cosa ti hanno lasciato e trasmesso Ida, Giuseppe, Nino e Davide?
«Dei quattro, certamente Ida è il personaggio che più si distacca da certe caratteristiche comuni agli altri tre: non ha nessuna gioia di vivere, è priva di rabbia (sentimento che tratteggia, al contrario, Nino e Davide) e non si fa illusioni. È probabilmente il personaggio più realistico: con i suoi terrori, la sua modestia, la sua mortuarietà reale. Useppe e Nino hanno in comune una vitalità al limite dell’artefatto, mentre Davide è forse il più rabido. È quest’ultimo ad avermi affascinato di più: l’impegno anarchico, la coscienza politica, e quella sua torva degradazione che conduce alla sconfitta annunciata. Ed è in fondo il congedo definitivo di un idealista, ma non di un ideale».
“Ida in lotta” la traccia iniziale fa riaffiorare gli affanni della maestra Ida Ramundo e i suoi patimenti causati dalla miseria. Il rifiuto nel ritirare i viveri distribuiti dai tedeschi, fa di lei una donna coraggiosa simbolo della lotta contro il potere nazista. È stato umanamente difficile narrare la storia di Ida Ramundo?
«Se è vero, come è stato scritto, che Ida è il personaggio meno deriso da Elsa Morante, probabilmente è perché la scrittrice si è parzialmente rivista in una donna mai insincera, con l’arduo compito di rivivere le esperienze autobiografiche dell’autrice stessa. Ida è dunque portatrice sana di verità, di Storia reale, e come tale mi ha certamente colpito nel profondo: ma proprio per questo mi ha dato, al tempo stesso, grandi motivazioni e stimoli nel descriverne le sventure».
“Un figlio” ricorda i bombardamenti che nel 1943 devastarono il quartiere San Lorenzo a Roma, un brano che intende scuotere le coscienze ed incoraggiare le nuove generazioni ad opporsi ad ogni forma oppressione e di violenza razziale. La speranza è riposta nei giovani delle periferie, che vivono in condizioni precarie?
«Non proprio. Direi piuttosto che la speranza è riposta in tutti noi abitanti del mondo, senza nessuna distinzione».
In “Classe operaia” il protagonista è Davide Segre, appartenente alla classe borghese che decide di farsi assumere temporaneamente in una fabbrica per conoscere le condizioni di schiavitù degli operai. Il comportamento di Davide bisognerebbe emularlo, auspicando per il futuro in una società migliore…
«Come dicevo in precedenza, Davide è un idealista. Crede nei propri ideali e li persegue a costo della sua stessa vita. Rinnega la propria famiglia borghese (che poi verrà sterminata ad Auschwitz) e la sua breve vita è un susseguirsi di cocenti sconfitte (la stessa esperienza in fabbrica, che ho raccontato in “Classe operaia”, è per lui un fallimento). Ed è lui stesso che si fa carico dell’episodio che sembra costituire un nucleo concettuale irrinunciabile per la Morante: il discorso finale che tiene nell’osteria affronta temi anche di carattere filosofico e teologico. Ciò che è stato spesso definito il delirio di un ubriaco, è probabilmente un passaggio fondamentale per la scrittrice nel consolidare un’impronta politica al romanzo».
“Il Potere” e “L’Orrore” descrivono la figura del soldato tedesco Gunther, un uomo rappresentante del potere e della crudeltà. Ida è una vittima innocente di quest’uomo ripugnante, ma il figlio Giuseppe nato dalla violenza le ridona la forza per continuare a vivere. È una storia davvero struggente!
«Sì. Ma a mio parere l’aspetto più interessante è il modo con la quale Elsa Morante inserisce Gunther – attraverso la descrizione delle di lui malinconie e totali inconsapevolezze, unite alla morte del giorno successivo allo stupro – tra le innumerevoli vittime degli ingranaggi del potere: un rivoltante stupratore nazista, ma al tempo stesso una delle tante vittime della Storia. Poco importa, ad Elsa Morante, che lui sia una vittima dalla parte sbagliata».
Per quanto riguarda le musiche dei brani si differenziano tra loro: Un figlio, Classe operaia, Classe Borghese, sono caratterizzati da sonorità folk, Manonera e L’anarchia da un intreccio tra folk e musica popolare, gli altri brani invece da un sound pop melodico. Come sono nati i diversi arrangiamenti?
«In modo molto classico e naturale: suonando in sala prove con i musicisti (professionisti di valore assoluto con i quali è stato tutto più semplice), e sempre restando fedeli alle strutture di ogni pezzo – con tanto di temi strumentali – che avevo previsto in fase di scrittura dei brani. Dopodiché, certamente, ogni strumento solista subentrato in sovraincisione ha dato colori e caratteri diversi alle canzoni. Ma direi che il sound è rimasto pressoché omogeneo in tutto l’album».
Il disco vanta la collaborazione di eccellenti musicisti. Sono previste esibizioni live?
«Senz’altro. Tra le varie date già fissate, sabato 16 febbraio ci sarà la presentazione ufficiale – assieme a tutti i musicisti che hanno preso parte alla registrazione live in presa diretta – presso il Circolo “Il Progresso” di Firenze».