Per il Campania Teatro Festival è andato in scena, in prima assoluta, lo spettacolo Uno studio su “Illusioni” di Ivan Vyrypaev con Vinicio Marchioni, che ne ha curato anche la regia, Milena Mancini, Paola Giannini, Marco Vergani.
Ecco come Marchioni ne parla: «Quattro personaggi in scena. Quattro storie d’amore che durano una vita. Al centro di tutto la verità e la menzogna, l’amore corrisposto e l’amore nascosto. Con Illusioni, Ivan Vyrypaev regala un testo intriso di gelida ironia. Un testo che non smette di stupire, lettura dopo lettura. Si mostra fine conoscitore del comportamento umano, rivelando tutte le mutevolezze di cui è capace. Il susseguirsi di colpi di scena apparentemente senza senso nella serrata partitura, rende il pubblico un altro personaggio della vicenda: non è quanto viene narrato ad essere protagonista, ma le reazioni che la narrazione stessa suscita nel pubblico. Perché dunque trattare l’amore, la menzogna, la mutevolezza? Perché sono presenti nel nostro vivere: l’ipocrisia, l’omissione, la manipolazione della verità, di tutto questo sono intrise le vite di tutti noi, alla ricerca costante di un equilibrio tra razionalità e passione. Alla ricerca costante di qualcosa di eterno in questa nostra mutevole e finita esistenza: l’amore?».
Nel buio del Cortile della Reggia di Capodimonte si intravedono sul palco quattro leggii e altrettante sedie in ferro battuto. Una luce dapprima flebile illumina la scena dove prendono posto quattro attori che hanno tra le mani un copione. Essi danno vita alla storia di due coppie di sposi anziani: Danny e Sandra e Albert e Margaret che festeggiano oltre cinquant’ anni di matrimonio e scoprono di non sapere quale sia la persona con la quale hanno vissuto tutta la vita.
Il primo personaggio che si rivela al pubblico è Danny che in punto di morte ringrazia Sandra per avergli fatto compagnia in tutti questi anni con un amore intenso e corrisposto. Ma scopriamo che Sandra ama Albert e Margaret Danny attraverso rivelazioni audaci e spiazzanti tali da confondere gli spettatori.
In un crescendo di situazioni spesso surreali come quella vissuta da Danny che all’età di otto anni si è imbattuto in un UFO ed è consapevole che nessuno gli avrebbe creduto, a quella dolorosa del suicidio per impiccagione di Margaret, gli spettatori non fanno altro che porsi domande.
Cosa intendiamo per menzogna? Se apriamo il vocabolario leggiamo: la menzogna è un’alterazione o una falsificazione della realtà, perseguita con piena consapevolezza e determinazione. E in quanti modi possiamo mentire? Sicuramente quando inganniamo il nostro prossimo, quando non riveliamo agli altri i nostri veri pensieri, quando facciamo ricorso alle omissioni per manipolare il nostro sprovveduto ascoltatore. E possiamo anche mentire per il semplice gusto di farlo.
Nella eterna lotta tra verità e menzogna noi non conosciamo i nostri sentimenti, non riusciamo a comprendere le motivazioni profonde delle nostre azioni. Ci accorgiamo che la nostra vita è una matassa ingarbugliata di emozioni e di luoghi comuni che si estendono anche al concetto di amore e di come esso vada declinato. E c’è di più: anche il linguaggio può nascondere tranelli quando è impreciso e sfuggente, quando ripete luoghi comuni e opinioni diffuse prive di ogni fondamento.
Ecco perché Illusioni è un testo da scoprire e meditare.
La bravura degli attori è tangibile soprattutto quando sembra che i quattro narratori ci dicano tutta la verità. Ma loro sanno che non è vero nulla e giocano ( in francese il verbo recitare può essere tradotto con Jouer ) e fanno ricadere gli spettatori in una nuova illusione. In una società come la nostra, dominata dai social, spezzare le illusioni ci riporta a fare i conti con una realtà che necessita di essere compresa e migliorata.
Gli applausi finali vengono rivolti non solo agli attori ma anche all’autore Ivan Vyrypaev che, come informa il regista, aveva intenzione di devolvere i diritti d’autore delle sue commedie rappresentate in oltre 40 teatri ai profughi ucraini e per tale motivo è stato espulso dalla Russia e rischia una condanna di ben 15 anni di carcere duro.
Foto di Gianmarco Chieregato