Con i cambiamenti climatici è aumentato anche il numero di fulmini, afferma uno studio condotto dai climatologi dell’Università di Berkley che individua una correlazione tra riscaldamento del pianeta ed aumento del numero di fulmini che si generano nell’atmosfera.
Tra gli effetti collaterali del progressivo riscaldamento della terra sembra infatti che potrebbe esserci anche un consistente aumento nel numero di fulmini: dunque più caldo, più fulmini ma che legame c’è?
Secondo David Romps ed i suoi colleghi per ogni grado centigrado di aumento delle temperature, dovremo aspettarci un incremento del 12% nell’attività elettrica nel cielo: «I fulmini sono provocati dalla separazione delle cariche elettriche all’interno delle nuvole. All’aumentare della velocità di formazione delle nuvole ed all’aumentare della pioggia, cresce anche il numero di fulmini» ha quindi spiegato in una nota il ricercatore.
David Romps ed i suoi colleghi hanno studiato due elementi: le precipitazioni e la quantità di energia disponibile per creare colonne ascensionali di aria. Questi sono infatti i due fattori responsabili dell’innesco del processo che scatena i fulmini. Per avere una scarica elettrica nell’atmosfera, infatti, sono necessari acqua in tutti in tutti i suoi stati (quindi solido, gassoso e liquido) e nuvole in veloce movimento verso l’alto tanto da mantenere le particelle di ghiaccio in sospensione. Confrontando la quantità di fulmini con i dati relativi alle precipitazioni e all’energia convettiva in un dato arco temporale, gli scienziati hanno poi realizzato un modello in grado di prevedere con una precisione 77% le variazioni nell’attività elettrica dell’atmosfera degli Stati Uniti ed hanno concluso che entro la fine del secolo gli Stati Uniti saranno mediamente più caldi di 4°C. Ciò significa maggior vapore acqueo sospeso nell’atmosfera e più piogge e più energia che potrebbero portare ad un aumento della quantità di fulmini pari a più del 50% entro il 2100.
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