Il buco dell’ozono sull’Antartide comincia a ridursi: lo indicano i dati raccolti dalla ricerca coordinata dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) e pubblicati sulla rivista Science, che segnano un traguardo storico.
Scoperto negli anni ’50, il buco dell’ozono è stato misurato per la prima volta in modo preciso a metà degli anni ’80 e da allora è “un sorvegliato speciale”.
La distruzione di questo gas nella stratosfera è causata dall’uso di prodotti chimici a base di cloro e bromo. Un altro importante fattore che influisce sull’ozono è poi anche il livello della temperatura negli strati alti dell’atmosfera.
I ricercatori hanno rilevato segnali significativi di una progressiva riduzione del buco segnalata in particolare nel mese di settembre di quest’anno ed hanno esaminato il ruolo giocato sullo strato di ozono da fattori naturali ai quali si deve la grande variabilità osservata negli ultimi anni.
Gli esperti, dunque, testimoniano l’efficacia del Protocollo di Montreal (l’accordo per la riduzione delle sostanze che minacciano lo strato di ozono) firmato nel 1987 ed entrato in vigore dal 1989.
“Siamo fiduciosi che le misure messe in atto hanno messo il pianeta sulla strada giusta per guarire”, ha detto la coordinatrice della ricerca, Susan Solomon, del Mit.
Questi risultati sembrerebbero quindi contraddire la situazione osservata nel 2015: quando il buco dell’ozono sull’Antartide sembra essersi ingrandito fino a raggiungere un’estensione record.