Castel Sant’Elmo, Napoli. Lo spettacolo di Dario Brunori “Una società a responsabilità limitata” inizia in sordina, durante il percorso per avvicinarsi al palco. Tutto è spazio scenico: “teatro” in greco significa “visione” e l’opera in sei atti osceni regala a ogni curioso spettatore una vista di Napoli che entra perfettamente in relazione con la rappresentazione.
La location aiuta il cantautore ad entrare in una cosmica solidarietà con tutti i presenti e aiuta il pubblico a credere a quelle che Brunori definisce “un sacco di fesserie tutte credibili”.
L’artista calabrese viaggia e fa viaggiare nel tempo, racconta la sua storia che poi è anche quella delle sue canzoni e le confessioni del “cantautore triste” sorprendono e divertono.
Dario saluta i compagni d’avventura seduti in platea iniziando a immaginare un mondo “perfetto”, ma non è questo però il filo rosso dei monologhi che si alternano durante questa performance di teatro canzone.
Lo spettacolo di Dario Brunori fa breccia nel cuore perché il cantautore riesce in un’operazione molto semplice: condivide in maniera assoluta le sue passioni con chiunque abbia volta di ascoltarlo.
Le canzoni scelte per la scaletta dello spettacolo sono tra le più famose dell’artista, eppure dopo ogni monologo tutte hanno un suono diverso, sembrano dire tutto e il contrario di tutto quello che dicevano fino a prima di questa serata.
Le parole e i silenzi di Dario possono essere visti da almeno 20 diverse angolazioni. Brunori riesce ad essere contemporaneamente un bimbo che subisce i traumi legati alle antiche tradizioni calabresi, un adolescente in piena crisi ormonale, un figlio, un amante e soprattutto il cantautore che è e che racchiude in sé tutto ciò che è stato e continua ad essere.
L’ironia di Brunori è sottile e pungente, il cantautore prende in giro prima se stesso e poi tutto il suo pubblico che è composto da “ignoranti enciclopedici”: qualsiasi domanda non avrà mai una risposta.
A teatro con Dario ci si diverte e sorprende, l’artista personalmente ha superato le mie aspettative.
Importante sottolineare che i suoi monologhi non sono discorsi da bar: si affronta il problema della fame di fama, del senso di colpa, della crisi economica, delle responsabilità che spesso evitiamo di prenderci… eppure sono riflessioni costruttive, che lasciano un qualcosa su cui lavorare per migliorare e non un qualcosa da demolire.
“Il giovane Mario” e “Bruno mio dove sei” regalano alle orecchie del cuore due momenti combinazione di emozioni in cui si ascoltano voci e silenzio, in cui si trasforma il rumore in pensiero, in note intime che Dario sente di dover e voler condividere con chiunque metta a fuoco la vita con una precisa categoria di valori.
Lo spettacolo di chiude con due canzoni non presenti sul libretto: “Mambo reazionario” e, quella per cui Dario Brunori ha iniziato la sua carriera, una canzone citata spesso durante il corso dello spettacolo: “Guardia ‘82”. La performance finisce dopo oltre due ore di insaziabili parole in prosa e in musica.
Standing ovation per Brunori, serata incantevole come la location, il panorama e il cielo nuvoloso da cui si è riusciti comunque ad ammirare le stelle.
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