Briga è arrivato alla soglia dei 30 anni (ne ha 29) e ha fatto il suo album della maturazione definitiva. Si chiama “Che cosa ci siamo fatti“, esce oggi ed è un disco classico di un cantautore italiano. Suonato, interpretato con impegno e talento, distante anni luce dal suo esordio ad Amici di Maria De Filippi che pure segna un percorso nella vita dell’artista.
Cosa ripensi a quando ti dicono: Amici?
«Che la prima volta che sono entrato in quella sala, c’era Enzo Campagnoli, il direttore d’orchestra che ha seguito anche questo disco. E lui si ricorda di me, mi disse che la canzone che avevo portato aveva una parte rap che cantavo a testa alta, e un refrain melodico che cantai di spalle. Sono voluto partire da lì per questo disco».
Vuol dire che avevi paura di cantare davvero?
«Sì, il rap è stato un momento per schernirmi e perché davvero io non avevo la sicurezza per fare altro. Ma poi la mia vena è uscita fuori, io adoro Antonello Venditti e Gianluca Grignani, anche nei servizi online sono messo accanto a Tiziano Ferro e gente simile. Quindi mi sento a mio agio ora».
Cosa c’è che ti lega a questo disco più degli altri?
«Che è il disco che rischia di più, che se ne frega delle mode e di quello che si sente alla radio. Ed è per questo che mi piace e che dovevo fare assolutamente così perché nasce da un’urgenza. Non potevo nascondermi. Ora chi lo ascolta mi paragona a Claudio Baglioni e Umberto Tozzi, per me è un onore, ne sono orgoglioso».
Sei intimista e nostalgico, fin dalla copertina.
«Certo, è l’immagine di una piscina vuota che è così come la vita, bisogna riempirla per farci qualcosa. E anche nei testi si riflette quest’attitudine a pensare, ad andare dentro. Ho scritto una canzone Ciao Papà non perché mio padre sia morto ma perché pensavo fosse bello dedicargli una canzone da vivo».
Cosa pensi dello stato attuale della musica?
«Che molti sono sostenuti da una sfilza di musicisti e produttori perché valgono poco. Li portano in alto in pochi mesi e gli costruiscono un’immagine e un mondo musicale a cui loro non appartengono. Io mi sono fatto il mio, è questo il posto dove voglio stare. Non voglio assomigliare a nessuno, perché su quel podio devo starci solo io».