Non si tratta del titolo di un nuovo romanzo di fantascienza ma di interessanti risultati che sono in arrivo per la fisica grazie ai dati forniti dall’acceleratore di particelle più grande al mondo: il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra.
È, infatti, prevista in questi giorni la conferenza internazionale della Società Europea di Fisica (Eps), organizzata da Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dall’ Università di Padova alla quale saranno presenti, oltre al direttore generale del Cern, un migliaio i fisici giunti da tutto il mondo per conoscere gli ultimi risultati prodotti dall’acceleratore Lhc e i dati che rendono sempre più preciso il ritratto del bosone di Higgs (ossia la particella grazie alla quale esiste la massa, la cui scoperta ricordiamo essere stata annunciata nel 2012).
“Il bosone di Higgs è una particella molto speciale: potrebbe essere una porta verso una nuova fisica”, ha osservato Fabiola Gianotti, la prima donna che dal gennaio 2016 è salita alla direzione del Cern e che all’epoca della scoperta di Higgs era a capo di uno dei due esperimenti che l’hanno vista protagonista.
Ha rilevato Fabiola Gianotti che continuare a studiare il bosone di Higgs rappresenta un grande capitolo delle ricerche in corso al Cern, l’altro grande capitolo sono invece le domande ancora aperte sull’asimmetria fra materia e antimateria, la natura della materia oscura (ossia la materia invisibile e misteriosa che costituisce circa il 25% dell’universo) e lo stato della materia primordiale (il cosiddetto plasma di quark e gluoni) prodotto subito dopo il Big Bang.
È dunque questo un periodo molto interessante per la fisica che fissa un nuovo punto di vista da cui partire per lanciare uno sguardo globale che abbraccia l’eccellenza della ricerca, l’innovazione tecnologica e la formazione dei giovani grazie alla collaborazione internazionale che comprende ricercatori di tutto il mondo.
Si tratta di una meravigliosa realtà, quella del Cern, nella quale l’Italia ha avuto e continua ad avere ‘un ruolo fondamentale’ attraverso l’Infn e le università collegate (nel Cern su 13.000 ricercatori ben 2.000 sono italiani).