Il 28 luglio suonerà con Stefano Bollani. Ma a Bollate è opening di Daniele Silvestri. E poi partecipa da solista a Umbria Jazz. Vi dice niente il nome Bobo Rondelli? Amico del regista Paolo Virzì (per cui ha anche recitato) ha militato nella band toscana Ottavo Padiglione negli anni 90. Fecero saltare dalla sedia critici e pubblico indie, tanto che erano “contro”. Ora esce con un disco molto strano e popolare, A Famous Local Singer, che già dal titolo rivela un’identità ironica tutta particolare. Lo ha registrato con un complesso chiamato l’Orchestrino con la supervisione di Patrick Dillet, un produttore americano che ha lavorato a dischi rap e pop (da Notorious a Mariah Carey). È il cantante degli incontri inaspettati, dunque. E noi lo abbiamo incontrato per farci spiegare un po’ di cose.
Perché hai chiamato il disco con un titolo in inglese?
«Perché c’è il progetto di suonare anche all’estero con questo cd. Ma in effetti è una grande ironia mettere assieme due parole come famoso e locale. A me piace suonare nei posti piccoli, nei teatri, nella strada, nelle feste di piazza, dove la gente ti sente vicino.»
Ti sei aperto a tutti i linguaggi, e questo disco ne è la prova. Hai canzoni struggenti, ironiche, anche incursioni nella musica etnica.
«Faccio una cover di 24000 Baci di Celentano con influenze arabe, un modo per dare un cambiamento a un classico che mette d’accordo le generazioni. Non credo che lui la sentirà, è già tanto che io sento lui. Abbiamo cambiato un giro di accordi per dare al pezzo un sapore di strada.»
Hai registrato con un gruppo di Jazz e con un produttore pop, come si mettono d’accordo queste due anime?
«A me piace il rock atipico, anche se poi lo contamino con il jazz, e i jazzisti quando partono li devi ordinare per riportarli all’ordine. A Dillett è piaciuto il modo in cui lavoro con la sezione fiati e ha sentito quello che avevo fatto, più aveva voglia di stare un po’ in Italia ed è andata bene così.»
Cosa pensi ti permetterà di fare questo disco?
«Di andare in giro a suonare, scendere tra la gente, far ascoltare gratis la mia musica. È tutto proiettato verso l’aggregazione, il mio lavoro è così e se lo faccio bene secondo le mie intenzioni, sono già a metà dell’opera. Vedi, con la crisi credo che ci sia ancora più fame di emozioni vere, c’è bisogno di comunicazione. »
Hai fatto ruoli per il cinema, cosa ti piace del grande schermo?
«È Virzì che mi ha fatto un road movie, dandomi tanta dignità. Ho recitato ne La Prima Cosa Bella. Per la musica nei film, a volte è troppo bella per inserirla nelle scene, meglio tenerla fuori. E poi non sempre è un bene entrare in quel mondo, ci vuole la mescolanza giusta.»
Come è stato girare Sud Side Stori con Little Tony nel 2000?
«Lui era un grande, con lui e Celentano il rock è sbarcato in Italia. Non dimentico quando nelle pause del girato ci mettevamo a suonare, io sono fanatico degli anni 50 e lo sfidavo, sapevo tutto e lui partecipava divertito.»
Tutte le date del tour su: www.boborondelli.com