Il Fastour 2014 ha aperto le danze al Carroponte di Sesto San Giovanni, un’ideale location tra i due poli geografici di riferimento dei Bluvertigo, Monza e Milano. Scontato ci fosse attesa, ma il pienone non se lo aspettava nemmeno Morgan, come ha annunciato con sorpresa dal palco.
Dunque, la band tra le più influenti del panorama rock italiano anni 90 è tornata con uno show a riacciuffare il pubblico che aveva faticosamente conquistato più di 15 anni fa. Senza tv, senza talent, senza campagne stampa, i Bluvertigo erano emersi prima per la stravaganza sonora e poi, coccolati da addetti ai lavori e Mtv Italia (che all’epoca era una tv musicale con produzioni proprie) per la loro fascinazione per il glam e la new wave. Cose che sembravano indicibili in piena era di underground da centri sociali.
Un’intensa attività live, e il carisma dell’allora “solo cantante” leader Morgan li avevano proiettati tra i grandi del circuito live italiano. Memorie di gloriosi show da bis ad libitum sono impresse nei fan della prima ora.
Ed è anche per questo sempre difficile, anche per chi riporta agli altri, l’analisi delle circostanze di ritorno. Non è la prima reunion dallo scioglimento silente del 2001 (già rivisti nel 2009 grazie a uno Storytellers di Mtv e un tour un po’ pasticciato). E nemmeno stavolta Morgan, Andy, Sergio e Livio riescono a tirar fuori dal cilindro un qualcosa che li possa rendere “current”, come la loro professionalità e creatività imporrebbe. Non è che l’effetto nostalgia non basti. È che se si deve riascoltare Cieli Neri o perle come Sono Come Sono, oggi, lo si deve accettare su due piani: la vocalità del cantante è cambiata, la necessità dell’evoluzione sta tutta racchiusa nella raffinatezza degli arrangiamenti. E che lavoro c’è dietro! Una cura per i dettagli e citazioni che mette i brividi e renderà qualche notte insonne a chi pensa di poterli emulare oggi con un video su youtube. Con una naturalezza spiazzante Morgan si permette pure il giro di basso di New Religion in Altre Forme di Vita, il loro mega hit. Andy si dimena tra il sax e le tastiere aizzando la folla da performer consumato. Livio oggi predilige la chitarra funky e l’effetto dance c’è. Sergio alla batteria preciso, li trascina. I capostipiti veri, i primi della classe della loro generazione sono qui in carne e ossa. Polistrumentisti poliedrici e artisti di variegata necessità espressiva riuniti per la stessa causa: ridare smalto a un marchio a lungo rimpianto. Imperdibile, se lo si considera da questo punto di vista.
Cosa aggiunge questa reunion a quella precedente? Il futile piacere di rivedere una celebrità televisiva tornare al suo primo amore? La perversa ossessione di verificare l’attualità di un repertorio che ha fatto scuola? Le migliaia di appassionati accorsi al debutto della rentrèe non sembravano farsi tante domande. Una ragazza, tra Zero e Complicità, non ce l’ha fatta più e ha gridato “X Factor”, come se fosse il titolo di una canzone a richiesta. Bello spunto per capire, anche a distanza di 15 anni, perché c’è tanto interesse per i tre dischi che hanno sdoganato l’elettronica pop combinata col rock undergound in Italia in tempi davvero non sospetti. Perché i Bluvertigo sono proprio questo, almeno finché non faranno nulla di nuovo per riconnettersi con i tempi che cambiano. Intanto, ipotizziamo, fioccheranno sempre più giorni del ringraziamento analoghi, entusiasmanti, certo. Ma senza la prospettiva che meritano.