Rivelazione dell’ultima edizione di Sanremo, gruppo spalla del tour italiano degli Skunk Anansie e portatori sani di rock fatto bene. Due chiacchiere con i Blastema per conoscere meglio dove e come nasce il suono deciso e originale di questa giovane band che valicati i confini della propria città ha già conquistato il riconoscimento del pubblico come una delle realtà più interessanti del panorama musicale rock italiano.
Quello che sicuramente si può dire ripercorrendo la vostra storia è che siete una band che si è fatta da sola, avete percorso tutte le tappe della famosa gavetta, di cui forse un tempo si parlava di più, ora è un po’ dimenticata. Vi siete sentiti mai ostacolati dal mondo della musica?
«Bhe sicuramente ci siamo sentiti ostacolati dal sistema musica, perché risponde a delle regole che noi cercavamo di eludere. Certo non intendo che ci siano degli “agenti” preposto ad ostacolare il cammino di una band, quanto proprio l’insieme di regole non scritte che sono imposte a chi vuole fare questo mestiere. Quando noi abbiamo iniziato la diffusione di internet era a gli inizi, per cui si andava ancora a cd, spedizioni postali e tanti concorsi; era proprio difficile interfacciarsi con l’altra parte, quella dei locali ai quali dovevi chiedere l’ingaggio. Poi noi siamo cresciuti insieme allo sviluppo invece della rete, dell’ambiente indipendente anche italiano, fino a che non siamo arrivati al nostro incontro fondamentale con la Nuvole Production, da dove poi tutto e un po iniziato; ma in effetti all’inizio è stata dura, c’era sicuramente tanta voglia, ma senza mai un riscontro, anche economico, che potesse darci l’idea di delle prospettive chiare. Direi che una delle nostre migliori caratteristiche in questi anni è stata la pertinacia di non mollare mai.»
I vostri pezzi sono sempre molto originali e direi anche un bel po complessi dal punto di vista dei testi. Le canzoni sono un’opera corale o chi di voi è diciamo il preposto alla stesura?
«Noi siamo un po’ all’antica, quindi diciamo che il nucleo fondamentale di un pezzo può venire da uno o da un altro di noi, poi però quando ci mettiamo a lavorare ognuno ha il suo ambito di competenza .Io descrivo sempre i blastema come una azienda di sartoria, dove ovviamente c’è quello che disegna i modelli, quello che li realizza e quello che sceglie i tessuti, nei blastema funziona così, nel senso che tutti, nel proprio ambito, sanno quello che devono fare perchè abbiamo maturato una metodologia di lavorazione che si è affinata nel tempo. E’ chiaro che il nucleo nasce sempre da un evento, per esempio l’altro giorno eravamo in studio di registrazione ed è passato un amico a trovarci, si è messo a strimpellare con la chitarra, è partita una melodia di voce e da li è nato un nuovo pezzo al quale stiamo lavorando. Io dico che i pezzi appartengono solo a loro stessi e non ha chi li scrive o li fa venire fuori.»
Avete un panorama di argomenti molto ampio nelle vostre canzoni, cosa vi ispira di solito?
«Secondo noi il pezzo ha già un’idea e una sua ragion d’essere anche in fase embrionale, chiaramente poi come un ammasso di marmo va scolpito, e si va ad esclusione, per ciò quello che rimane è quello che c’era già, bisognava solo tirarlo fuori. Noi stiamo vedendo adesso che rispetto all’altro disco, il nuovo è sicuramente più intimista, quasi sia un ulteriore spogliarsi, svelarsi e far vedere quello che realmente siamo, un voler chiedere a chi ci ascolta, se gli piacciamo, ancora, se sono sicuri di aver scelto la nostra musica. E’ chiaro che ci sono voluti anni per raggiungere una maturità tale, e una sintesi che ci portasse ad affrontare un discorso di originalità sonora e di scrittura. Ora ci sentiamo maturi per poter dire la nostra. Bisognerà stare a vedere, certo il disco o sarà un grande flop o sarà la nostra consacrazione, nel senso che finalmente diventeremo il gruppo che vorremmo essere.»
So per esperienza che dal vivo siete estremamente coinvolgenti e che vi fate anche molto prendere dal vostro pubblico, al di fuori dei concerti che rapporto avete con i fan?
«Noi non abbiamo mai posto filtri, i blastema sono una piattaforma nata sullo scambio di reciproco affetto fra noi e le persone che volevano seguirci. La cosa straordinaria, in setto otto anni, da quando siamo venuti fuori dalla nostra città, è stata questa continua escalation, abbiamo incontrato persone nuove, che continuano ad oggi a seguirci, che hanno coinvolto altre persone, una specie di opera di apostolato a catena. E adesso che abbiamo un seguito nutrito, continuiamo a stupirci della quantità e qualità di affetto, ci portano cose tipo dolci, o vino, magari dopo o prima del concerto. Sai quella è una altra fase del concerto, quella dell’incontro dello scambio, dove i nostri affezionati sono anche in grado di dire quella parola giusta che ti tira su nel momento di sconforto, ecco questa è una fase che proprio non vorremmo perdere, anche se sappiamo che ci sono situazioni, ora che stiamo vivendo questa fase più luminosa diciamo dal punto di vista mediatico, e palchi più complicati. Seguiremo per esempio il tour italiano degli Skunk Anancie, ma comunque cercheremo in ogni modo di mantenere questa totale apertura verso chi ci ascolta, che è anche un po’ il nostro segno distintitvo.»
È appena uscito il vostro nuovo video “Solo tu sei” che cosa dobbiamo aspettarci?
«È un video molto travagliato, nasce tutto dall’idea di un nostro collaboratore ormai da anni; un’ ottima idea che abbiamo iniziato a realizzarla, il primo risultato non ci ha soddisfatto, e quindi abbiamo rifatto tutto ed ora siamo molto contenti. E’ chiaro che è un video di concetto, quindi ha qualcosa che ancora non è stato mostrato secondo noi, e ha tante affinità con il progetto Blastema Replay sul pezzo “Solo tu sei”, perché va ha chiudere il cerchio ideale del progetto di aprire e mettere a disposizione il nostro pezzo di chiunque volesse remixarlo, e questo video si inserisce all’interno di questo contesto.»
Indiscutibilmente il palco dell’Ariston non sembra proprio il vostro ambiente naturale, ma forse la vostra, come altre partecipazioni, stanno aprendo il festival più convenzionale del mondo anche alla musica poco o per nulla omologata. Che esperienza è stata la vostra, e vi siete sentiti dei piccoli pionieri?
«Mha dei pioneri non direi perché eravamo li con altri gruppi, come per esempio i Marta sui tubi, ma sicuramente ci sentivamo responsabilizzati perché eravamo l’unico gruppo nella categoria giovani, e gli unici indipendenti, poteva quindi essere una scommessa persa, e il rischio c’era perché quello dell’Ariston è un palco veramente complesso, anche se frequentato da grandi professionisti anche tecnici, è un palco per lo spettacolo televisivo e non per la musica, quindi quando sei la il rischio è altissimo; la cosa straordinaria è che invece abbiamo ottenuto l’effetto opposto, siamo usciti come volevamo uscire, tra impurità e quant’altro, ma quando siamo usciti si erano aperte delle porte prima chiuse e ne stiamo ancora godendo i frutti. Comunque era una carta che dovevamo assolutamente giocarci visto che c’era stata la possibilità di farlo.»
BLASTEMA
OPENING ACT del tour italiano degli
Skunk Anansie
15 LUGLIO – MILANO
16 LUGLIO – FIRENZE
21 LUGLIO – CIVIDALE DEL FRIULI (UDINE)
23 LUGLIO – GRUGLIASCO (TORINO)
24 LUGLIO – CATTOLICA (RIMINI)
12 AGOSTO – CASSINO (FROSINONE)
13 AGOSTO – PESCARA