L’ultima fatica letteraria di Patrizia Rinaldi è Blanca e le ninas viejas, Ed.E/O. Questa volta la detective ipovedente che ha il dono del decodage ovvero la capacità di analizzare nelle telefonate e nelle intercettazioni suoni e rumori che sfuggono ad un udito meno sviluppato del suo, deve indagare sull’omicidio di due anziane maestre di tango. Per farlo dovrà entrare nel mondo di questo struggente ballo argentino e fidarsi di tutti coloro che la sosterranno in quest’ arduo compito, primo fra tutti il commissario Michele Liguori che è sempre più innamorato di lei. Dopo una serie di colpi di scena, Blanca risolverà il caso anche grazie al fedele Linneo.
Come tutti sanno nella serie televisiva Blanca è l’attrice pugliese Maria Chiara Giannetta che abbiamo avuto modo di conoscere meglio sul palco del Teatro Ariston durante una delle serate del Festival di Sanremo da poco terminato. Spigliata e molto simpatica l’avevamo già vista nella fiction Don Matteo e abbiamo avuto conferma del suo talento proprio con Blanca, la prima serie TV che ha sfruttato una nuova tecnologia di registrazione, l’olofonia che consiste nella riproduzione, effettuata con uno speciale microfono, di un suono come viene percepito fedelmente dall’apparato uditivo umano.
Noi di Mydreams abbiamo partecipato a un incontro in streaming con l’autrice organizzato per Connessioni dalla Librerie Ubik. Numerose le domande rivolte alla scrittrice Patrizia Rinaldi.
Nel romanzo sono presenti molte descrizioni poetiche e dettagliate del tango. Questo ballo è anche una sua passione?
«Certamente. Ho frequentato un insegnante di tango e ne ho tratto ispirazione per il romanzo e ovviamente ho letto Jorge Luis Borges e Il ballo di Irene Nemirovsky. Il tango si balla ad occhi chiusi e proprio questo mi ha affascinato. È un ballo basato proprio sulla fiducia tra i due ballerini e Blanca, da ipovedente, deve imparare a fidarsi dell’altro e abbandonarsi».
A Napoli negli anni ’80 vi erano molte scuole di tango. Come se lo spiega?
«Napoli è forse la città più sudamericana d’Italia per quanto riguarda sentimenti quali la tristezza, la malinconia, lo struggimento. Le migliori esibizioni di tango sono quelle realizzate da donne in età avanzata, ancora briose e con grande talento. Le giovani spesso non sono preferite dai tangheri perché non hanno quella passionalità, quell’esperienza nel trasmettere le sfumature di questi sentimenti. Nel tango argentino conta il talento e non la bellezza fine a se stessa».
Come nasce il personaggio di Blanca Ferrando?
«Era il mese di aprile del 2004. Fui invitata dalla Associazione ABOREMA a fare una gita a cui avrebbero partecipato persone vedenti e ipovedenti. Oggi si fanno spesso questi incontri ma allora era una novità. Partecipai con mia figlia Marta. Fummo quasi subito separate. Ci bendarono e iniziammo la visita di una mostra d’arte. La guida ipovedente mi colpì e mi rimasero impresse le sue parole: “Impara a fidarti degli altri e delle altre possibilità”. Ecco, da lì è partito lo spunto per creare il personaggio di Blanca che nei miei romanzi è una donna di quarant’anni. Il primo romanzo è del 2009 e all’epoca facevo ancora l’insegnante”.
La serie TV è ambientata a Genova mentre nei romanzi a Pozzuoli. Come mai questa scelta logistica?
«Tutto è partito dalla Casa di produzione, la Lux Video, una delle più importanti nel panorama italiano e che ha prodotto numerose fiction di grande successo. Ho vissuto la cosa come una sfida e mi sono chiesta se questa ambientazione potesse rafforzare il personaggio di Blanca. Spesso dobbiamo superare la nostra regionalità e sconfinare. Visti gli ascolti sembrerebbe proprio di sì. Ringrazio Maria Chiara Giannetta e tutto il cast e l’ottima regia di Jan Maria Michelini e Giacomo Martelli».
Maria Chiara Giannetta soddisfa appieno le caratteristiche peculiari di Blanca?
«Quando si convive nella scrittura con un personaggio se ne diventa quasi parente. Nessuna attrice poteva rassomigliarle. Ho già detto che la protagonista dei miei romanzi è una donna più matura e Maria Chiara ha accettato una sfida difficile e la ringrazio. Ha dato vita ad un personaggio molto umano e credibile».
Si nota che lei ha letto e fatte proprie alcune riflessioni che Borges fa nel suo saggio Il tango (N.d.r. a cura di Martin Hadas- Milano Ed.Adelphi 2019).
«Consiglio a tutti di leggerlo. È un libro bellissimo. Il tango, contrariamente a quanto si crede, non nasce dal popolo. È il popolo che si impossessa del tratto nobiliare ed elegante di questo ballo e lo fa proprio».
Molti personaggi di grande potenza narrativa non compaiono nella serie TV, in particolare Martusciello mentre Carità ha altre caratteristiche.
«Amo entrambi i personaggi. Il primo è un poliziotto buono dalla saggezza consumata dei ciucci di paese e Carità spesso dice delle solenni cazzate alla Ionesco. È bigamo e la parola che lo caratterizza è mutagnola. Si barcamena non senza difficoltà tra le due mogli ciascuna delle quali non sospetta. minimamente l’esistenza dell’altra. Spesso cede a Blanca anche uno dei due pranzi che gli preparano le mogli, in particolare la pasta con i carciofi. Carità vuole bene ad entrambe le donne, i suoi amori sono complementari».
Lei è famosa anche per aver scritto libri per bambini tanto da ricevere il Premio Andersen nel 2016. Come cambia, se cambia la sua scrittura?
«Sono molto orgogliosa di aver ricevuto questo importante riconoscimento che mette a confronto scrittori per ragazzi di tutto il mondo. Quando scrivo per i più giovani metto la responsabilità della speranza al primo posto».