Brian Goodman torna dietro la macchina da presa, dopo What doesn’t kill you (2008) e si cimenta nella regia di “Black butterfly” un thriller psicologico, basato sul film francese Papillon Noir. Una storia densa di mistero con un serial killer inaspettato che disturba la quiete di una cittadina di campagna. Il film uscirà nelle sale italiane dal prossimo 13 luglio.
Paul (Antonio Banderas) è uno sceneggiatore che non riesce a scrivere nulla dal giorno che la moglie lo ha lasciato, quattro anni prima. Sull’orlo della bancarotta, Paul decide di vendere la sua casa nel bosco, ma nessuno sembra interessato all’acquisto. Invita la sua gente immobiliare, Laura (Piper Perabo) ad uscire insieme. Mentre sta andando ad incontrarla in un piccolo ristorante del posto, taglia la strada ad un camionista (Vincent Riotta) su un ripido tornante di montagna, e per poco non uccide entrambi. Il camionista lo segue al ristorante e cerca la lite con lui, aggredendolo, dopo che Laura se ne sarà andata per incontrare un altro cliente. A salvare il protagonista è Jack (Jonathan Rhys Meyers), un vagabondo al quale Paul gli offre un posto dove stare, aprendo le porte di casa sua. Dal momento che Jack diventa più interessato ai dettagli della vita di Paul, gli suggerisce di scrivere una storia sulla loro esperienza insieme. Tuttavia, non appena Paul cerca di lasciare casa per un nuovo appuntamento con Laura, Jack si oppone e lo costringe a restare fino a quando la storia non sarà terminata. Il comportamento di Jack diventa sempre più aggressivo, ed è implicito che lui sia in realtà il serial killer che la polizia locale sta cercando. Quando, in maniera inaspettata, Laura va da Paul per vedere come sta, Jack prende in ostaggio anche lei. Successivamente Laura e Paul riescono a fuggire entrambi, ma una storta alla caviglia di Laura li rallenta e vengono di nuovo catturati da Jack e rinchiusi in camere separate. In un grande colpo di scena, Paul rivela a Jack che è sempre stato lui il vero serial killer e che ora pianifica di incolpare lui per gli omicidi. Quando, infine, Paul tenta di sparare a Jack, scopre che il fucile è caricato a salve, allora Jack lo colpisce rendendolo incosciente. Nel momento in cui Paul rinviene, è ammanettato a una sedia ed è circondato da agenti della FBI, che stanno perquisendo la casa in cerca di prove e che lui riconosce come Jack, Laura e l’autista del camion, tutti vivi e vegeti. Quando gli agenti interrogano Paul, attraverso una serie di flashback, viene spiegato che stavano lavorando insieme sotto copertura per tutto il tempo, per costruire, un po’alla volta, un caso contro di lui, ma non possono ancora provare legalmente che sia lui il serial killer senza i resti delle vittime. Inizialmente Paul si rifiuta di rilasciare una confessione, ma poi Jack nota un indizio in una vecchia foto dell’ex moglie di Paul e capisce che, in realtà, lei non lo aveva lasciato, ma che era stata invece la sua prima vittima ed è ancora sepolta lì nei paraggi. Impressionato dal lavoro investigativo di Jack, Paul accetta di rilasciare alla FBI una piena confessione e viene arrestato.
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