Al Teatro Augusteo di Napoli è di scena Biagio Izzo ne L’Arte della Truffa, scritto da Augusto Fornari, Toni Fornari, Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli, con Carla Ferraro, Roberto Giordano, Ciro Pauciullo, Arduino Speranza e Adele Vitale, per la regia di Augusto Fornari; produzione esecutiva di Giacomo Monda (repliche fino a ven. 24 maggio).
Tra i suoi tanti impegni televisivi e cinematografici, Biagio Izzo torna al teatro e lo fa a Napoli, con la prima nazionale di una esilarante commedia che nel 2013 andò in scena al Teatro Golden di Roma con Gianni Ferreri ed il compianto Sergio Solli. L’Arte della Truffa è, infatti, la storia di Gianmario e della mogiie Stefania, la cui vita viene sconvolta dall’arrivo del fratello di lei, Francesco (Izzo), che la coppia è costretta a prendere in casa per fargli ottenere gli arresti domiciliari. Gianmario, integerrimo uomo d’affari, è preoccupato che la presenza del cognato, noto truffatore, possa nuocere ai rapporti che lui intrattiene con alti prelati del Vaticano, per i quali dovrà lavorare al restauro del Duomo di San Gennaro. Ma un imprevisto rovescio finanziario porta Gianmario ad aver bisogno delle ‘arti’ del cognato, accettando in qualche misura le sue ‘regole’, da sempre criticate, ma ora indispensabili per salvare sé stesso, la sua impresa e la sua reputazione. Insieme, metteranno in opera una truffa “a fin di bene” contro due ladri spregiudicati…
La scena tradizionale di Massimo Comune, ci introduce nella casa dei due coniugi alle prese con una cena da preparare per l’arrivo di un’Eminenza del Vaticano, una cameriera cieca in vacanza a Cortina e una vicina portoghese dalle turbolenti storie d’amore. In tutto questo si innesta l’arrivo “discreto” del cognato truffatore, accompagnato da Poggioreale ai domiciliari da una gazzella dei carabinieri a sirene spiegate. E questo è solo l’inizio, travolgente, di una commedia ben costruita, fresca, garbata, a tratti esilarante, che Augusto Fornari, co-autore della pièce, dirige con divertimento, ironia e gusto. Senza rinunciare a una nota di biasimo contro il sistema affaristico che coinvolge imprenditori, banchieri, politici e – a volte – alto clero e che nel nostro Paese risulta essere particolarmente corrotto. In tutto questo marasma, il povero Gianmario, imprenditore onesto, appare veramente come una mosca bianca che, però, dovrà cedere alle arti del cognato, che si riveleranno l’unico modo per restare a galla. La simpatia di Biagio Izzo e la sua bravura nell’interpretare e improvvisare personaggi scaltri e allo stesso tempo poveri diavoli, che rispecchiano i nostri vizi, ma anche le nostre modeste virtù, imprimono grande livello di empatia e alto ritmo allo spettacolo. Il resto della compagnia che, alla fine dello spettacolo, generosamente egli presenta al pubblico, si ritrova a suo agio nel “giocare” insieme a lui, con personaggi ben caratterizzati e tempi comici perfetti. Spettacolo da vedere.