Curativo, sospeso, dolcemente severo nei suoi imperativi di salvezza e di centralità. L’io trova pace e quiete anche dentro i suoni, spesso ricondotti alla natura, spesso per mano di “liuterie antiche”… è un posto isolato e primigenio questo nuovo disco di Biagio Accardi dal titolo, emblematico, “Fai che accada”. Un ascolto difficile, per niente comodo ma neanche distante da forme riconoscibili. Certamente non è la melodie da fischiettare o la scrittura da spettacolarizzare. Siamo dentro l’invito ad immergerci senza rumore e orpelli di grande consumo. Fateci caso: sarete felici.
L’inizio di questo disco mi porta in Cina. Ci sono collegamenti particolari o è solo estetica di suono?
Credo che sia la scala utilizzata oppure l’arpa-lira a creare questa suggestione. Anche se questo strumento è di origini greche.
Sempre parlando dell’inizio: il ritmo tribale colora liriche come “l’energia che alimenta, forza che tiene in vita, riempi di gioia…”. Il tamburo è un elemento portante per te?
Nella simbologia sciamanica il tamburo rappresenta l’energia a spirale, il ritmo cosmico, il battito del cuore dell’universo. Il tamburo è uno dei miei strumenti preferiti, lo suono da molto tempo cercando di carpirene il potere vibrazionale a scopo beneficio.
Poi ci sono sezioni di drumming “strane” per il disco come in “Acqua” dentro cui non mi sarei attesto una batteria quasi “pop”… o sbaglio? Fai e non Fa… è un imperativo questo titolo. Perché? E ancora… un simbolo magico il cerchio. Semplice e potente… questo disco è un cerchio?
Pop? Non direi! All’imperativo si dice “fa” o “fai”? è la stessa cosa, in ogni caso è la “tua” volontà che deve fare in modo che accada.
Dici bene che il cerchio è un simbolo magico, non a caso il tamburo è un cerchio. Mentre il titolo della traccia de il sogno nasce dal fatto che ho sognato durante la lavorazione del disco questa soluzione ritmica, tra l’altro scandita da rami di alloro.