Biagio Capasso (keyboards, synth), Mara Scippa (voice, synth) e Raffaele Barbato (drums, drum machine, electronics). Sono i Bia Rama e questo progetto dal titolo “Mad Balance” sembra inneggiare ad un futuro dispotico dentro cui il jazz e il pop si prendono il lusso di derive altre. Sono 4 inediti dentro un ascolto che si concede anche l’omaggio a Coldplay con la rivista e “corretta” “Trouble”, sempre in stile sia chiaro. Stile apolide di anime che dialogano con una libertà espressiva ricca delle loro diversità ed è questo il vero quid che porta in alto questo progetto… come nel singolo “Atoms” e nel breve corto a corredo dentro cui si celebra l’equilibrio, si celebra la luce e la fragilità, la maschera e l’emancipazione.
Equilibrio cattivo. Forse insolvente. Forse precario. Ma vi chiedo: umano o estetico? Un equilibrio delle persone o delle cose?
In Tightrope Walker il funambolo rappresenta l’essere umano che continuamente deve cambiare assetto per non cadere, che siano piccoli o grandi i suoi passi, la ricerca è sempre costante al fine di non perdere l’equilibrio o forse meglio per ritrovarlo ogni volta. Ognuno di noi per raggiungere un equilibrio con se stesso ha bisogno di adattarsi continuamente ai cambiamenti esteriori che determinano quelli interiori, ci disorientano e destabilizzano nel bene e nel male. Talvolta non è semplice, anzi è un’impresa ardua, ma è in quei pochi istanti di equilibrio raggiunto che forse viviamo di serenità e pace!
Vi avevamo lasciati con un corto metraggio come “Atoms” dentro cui potevamo leggere tante cose, dalla violenza all’emancipazione. E se invece di equilibrio potessimo parlare di trasformazione?
«La trasformazione è un concetto molto interessante che in modo diretto e indiretto ci riguarda da più punti di vista. Durante il nostro percorso musicale, che non ha visto tanti natali però dura da un po’ di tempo, ci siamo trasformati più volte. Questo crediamo sia inevitabile per una band che intraprende un percorso di ricerca e soprattutto di studio. È possibile affermare che una persona, o un collettivo, ogni volta che assorbe qualcosa dentro di se, che sia un concetto o un punto di vista, si trasforma perché inevitabilmente cambia il suo punto di vista in rapporto alla realtà in cui vive. Questo ci è successo e accade continuamente. Ritornando alla vostra domanda è implicito che, se si parla di un equilibrio personale, ricercato in qualsiasi contesto di vita vogliamo prendere in esempio, è inevitabile che la trasformazione venga inclusa in questa dinamica. Ci spieghiamo meglio. Il nostro tanto citato equilibrio si riferisce alla coesistenza tra individui, in tutte le dinamiche sociali che riguardano la vita di una persona. L’equilibrio concerne all’interazione tra persone, che sono caratteri, vissuti, pensieri, stati d’animo e anche trasformazioni delle stesse. Tutti ci trasformiamo, fa parte della persona cambiare e inevitabile questa cosa rientra tra le variabili che influiscono sulla ricerca di un baricentro. È anche vero che a volte le persone si trasformano, anche forzatamente, proprio per riuscire a trovare un equilibrio e questa è una cosa che non vorremmo capitasse a nessuno, seppure è ciò che accade oggigiorno più spesso di quanto crediamo».
E poi questa copertina che decisamente ci traghetta altrove. E questo disco non sembra affatto un disco colorato…
«La scelta della copertina nasce dal voler creare uno sfondo che unisse i nostri colori preferiti, i quali ovviamente simboleggiano per ognuno di noi qualcosa a cui teniamo o in cui crediamo. Il sound e il mood dell’EP ci travolge con sonorità talvolta cupe, ma i messaggi e i testi esprimono in realtà concetti pregni di colore, anzi proprio rappresentati dai colori della copertina: il “rosso” rappresenta l’amore che è presente in tutti i testi come messaggio e significato universale; il “verde” è la speranza, quella di riconoscersi sempre, di ritrovarsi e di ritrovare l’altro come gesto di solidarietà e unione, ma soprattutto di condividere con l’altro, in un mondo dove spesso si perde il senso della vicinanza che è diventata per lo più virtuale; il “blu” è l’anima, viva in ogni brano, che trapela dalla voce e dalle sonorità neo-soul che tra le influenze di vario genere musicale emergono nell’EP».
A chiudere la track list di 4 inediti, un quinto brano che edulcora molto quel “Trouble” dei Coldplay. Inevitabile chiedervi del perché questa scelta…
«Vi ringraziamo per il verbo utilizzato riferendovi alla nostra versione del brano! Abbiamo scelto la cover dei Coldplay perché è un gruppo che adoriamo, sopratutto la loro identità musicale manifesta in Parachutes, il primo album appunto. “Trouble” in particolare è un brano che sentiamo molto vicino. Ad ora non siamo molto avvezzi alla forma ballata e invece ci è risultato naturale approcciarci al su citato stile attraverso questo brano. Il significato del testo si collega, in qualche modo, al messaggio che traspare a nostro parere dai brani dell’intero EP: amore e libertà. Il testo di questa canzone si sofferma sui problemi che potremmo causare, soprattutto involontariamente, alle persone a noi vicine. Proposto in una maniera dolce e senza condanna, comunque ci sottopone ad una tematica importante, relativa ai rapporti tra persone. Inevitabilmente si può creare, in una relazione, un momento di difficoltà che nasce proprio dall’interazione tra gli individui e le loro storie. Vogliamo sentirci liberi di amare e di essere noi stessi, in ogni forma e in ogni luogo, senza compromessi».
Tantissime invece le direzioni musicali. Dall’urban al jazz. Psichedelia ma anche pop in qualche istante. Sembra non esserci una forma unica. La vostra dimensione invece? Se dovessimo riassumerla?
«Probabilmente non siamo capaci di dare una risposta a questa domanda. Quello che ad oggi abbiamo cercato di fare è dare una forma alle idee che ci sono venute in mente, in determinati momenti. Il nostro non è un progetto nato con la volontà di seguire un determinato percorso o genere musicale. Una delle cose che ci fa stare bene assieme è proprio l’assenza di un canone, di uno scheletro musicale, di una stretta direzione artistica da seguire, perché quando facciamo musica non ci precludiamo nessuna strada. Questa immagino sia comunque una prerogativa delle band che in realtà sono ancora agli inizi della propria storia musicale. Prendi i primi cd dei Radiohead, per esempio. Ovviamente, un ascoltatore un po’ più attento riesce a riconoscere le influenze che più ci condizionano, come Apparat, Readiohead appunto, Hiatus Kayote, Braids, James Blake, Depeche Mode e tantissimi altri. Questa è una cosa che ci piace tanto perchè, come avete detto voi nella domanda “psichedelia ma anche pop in qualche istante”, ognuno di noi cerca di dare voce alla musica che più gli appartiene in quel determinato momento. Per esempio c’è stato, ed è tutt’ora, un periodo in cui siamo stati completamente assorbiti, strumentalmente parlando, dal duo Mehliana e, nelle nostre possibilità, abbiamo naturalmente dato voce alle idee musicali nate in noi dopo l’ascolto di due incredibili musicisti come Mark Guilliana e Brad Mehldau».